di DON ANDREA PERRELLI*
Nei “primi vespri”, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù , con il cervello plastico, non concentrato su me stesso, ma che guarda gli altri, mi evoca le parole che Papa Leone XIV rivolse ai governanti incontrandoli il 21 Giugno 2025. Pio XI, nel dicembre del 1927, definì l'azione politica "la forma più alta di carità".
Ma "urge" svolgere a favore del bene comune quest' obbligo di amore, nella carità come un'opera che non è mai una teoria, ma segno tangibile e concreto in favore del bene della nostra città, promuovendo, tutelando aldilà di ogni interesse il bene dei cittadini in ogni dimensione e forma.
I nostri appelli, la nostra voce non ha trovato orecchie disposte ad ascoltarli, in uno squilibrio sempre più evidente e sconvolgente, dove è mancata e manca una buona azione politica in un rispettoso e costruttivo operare su delicate questioni, toccando la sfera dell' intimità dei ricordi : il Camposanto. "Restituire dignità a chi non si sente rispettato nel proprio intimo e nell'esigenze della propria coscienza"(Papa Leone XIV).
Cordialità, progettualità, rispetto non esistono e non sussistono:"siamo chiamati ad essere umani" (Papa Leone XIV).
Tutto ciò non lo ignorano i cittadini, che giustamente guardano con preoccupazione e senza fiducia alla situazione e alle situazioni che si presentano. Tutto ciò tradisce la verità e la giustizia, nel primato della coscienza in una staticità sempre più permanente.
Il ricordo dei morti è un testamento di autenticità e verità, dove i dettagli sono portatori di giustizia nell' integrità di una delusione che precipita di giorno in giorno. Chi fa della politica, oggi, non deve vivere un'avventura nell' avidità e nel narcisismo del potere, altrimenti rimane assediato e schiavizzato dal suo stesso egoismo : "pane di sudore, il tuo punto di sudore, e non di rendita" (Vescovo Bello, Maria, donna del pane).
Ricevendo la Curia Romana, Papa Leone XIV affermava:" i Papi passano, la Curia resta".
Resta la Chiesa, sempre esperta nella sua umanità, sempre vicina a chi non ha voce, in un efficace servizio a livello sociale, nell' inviolabile integrità della Dottrina Sociale della Chiesa per restituire dignità a chi non si sente rispettato e tutelato, attendendo scenari nuovi, stili di vita sani, giusti e sicuri, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni.
Oggi non esiste una spina dorsale solida, c'è solo sete di potere, non esiste un servizio disinteressato, si è giocato sempre al ribasso pensando di giocare alto, in una drammatica mediocrità che si consuma tra le mura del palazzo, dove i problemi non trovano mai soluzione perché non si vuole alzare la mano a risolverli:”Occorre essere devoti di S.Chiara, per avere le idee chiare”.
"La vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz'anima possa preconfezionare" (Papa Leone XIV, udienza ai parlamentari).
La città si innervosisce, intrappolata in un'eccessiva frenesia di parole logore e di risultati che non lasciano tempo per le parole e per gli affetti.
Non esistono percorsi concordi, rispettosi, costruttivi dove la durezza delle denunce sono inefficaci, mentre si procede imperturbati in scelte e in prassi rovinose per il territorio. Oggi è lontana l'immagine di una città in cui è possibile una vita buona: al centro dovrebbe esserci il bene dei cittadini. Quanti limiti, imperfezioni in una radiografia lucida, nitida, serena.
Il grande Einstein diceva che "la vita è come andare in bicicletta, poiché per restare in equilibrio devi muoverti". Uscire, muoversi vuol dire incontrare il territorio, le cose, i viventi, i dormienti, i colori, i paesaggi. Dopo ogni uscita, se abbiamo avuto il coraggio di lasciarci aprire gli occhi, non siamo più come prima. Ogni più piccolo incontro, se ancora siamo rimasti umani, ci cambia, ci arricchisce, allarga orizzonti, ci ridimensiona, ci chiede di rivedere le nostre certezze. Occorre guardare fuori, andare, incontrare, farci aiutare, rispondere con creatività ad una promessa. Cervello, gambe e piedi sono un geniale termometro corporeo per misurare la temperatura dell'operare.
Mi convinco sempre di più che solamente stando con gli occhi in ginocchio possiamo stare in piedi nella vita ed in ogni situazione. D'Annunzio, ripeto è sempre attuale: "io ho quel che ho donato?". L' urna sarà il vostro giudice!
Le nostre invocazioni, effuse da quel "non mi arrendo", "di tutti i giorni abbiamo quello che San Paolo chiama il senso di Cristo, l' ermeneutica per giudicare tutte le cose" (Papa Francesco).
Senza uscita da noi stessi e senza incontri operativi anche la voce del Santo Patrono Vitaliano rischia di essere fraintesa, o di non poter risuonare come voce di un Altro che si chiama il primato della coscienza.
*Il Cappellano del Cimitero Urbano
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