Donatella Carchidi, l'hair stylist calabrese che aderisce ad #Insiemesipuò, per dire con parrucchieri ed estetisti di tutta Italia: "Siamo pronti a riaprire"

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La hair stylist Donatella Carchidi
  11 maggio 2020 20:01

di CLAUDIA FISCILETTI

#Insiemesipuò è l'appello lanciato a livello nazionale dalla Lisap S.p.a. di Milano, per dire che parrucchieri, estetisti e barbieri sono pronti alla riapertura dei loro locali, nel rispetto delle norme anti contagio previste dal Governo per quanto riguarda il covid-19. Donatella Carchidi è una hair stylist calabrese, di San Pietro a Maida in provincia di Catanzaro, che ha deciso di aderire a questo appello grazie al suo insegnante, Daniele Pelella.

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"Lotto per la mia amata Calabria. Lotto per tutti i miei colleghi d'Italia", esordisce così Donatella, nella lunga lettera che ha scritto per spiegare il motivo della sua adesione all'appello e per raccontare la situazione attuale in cui versano i suoi colleghi in tutta Italia da quando il coronavirus li ha obbligati a chiudere le loro attività.

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"90.02.01 oggi e in futuro ci ricorderemo di questi numeri, di questo codice che ci ha relegato tra le ultime attività che hanno il permesso di aprire dopo il lockdown. Ce ne ricorderemo a lungo del nostro codice ATECO che ha prolungato di un altro mese la sospensione dei nostri diritti al lavoro come precisa che la nostra Repubblica promuove questo diritto", continua Donatella, riferendosi alla data di riapertura delle attività di parrucchieri, estetisti e barbieri, prevista per il 1° giugno (anche se si sta lavorando ad un'apertura anticipata per il 18 maggio).

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"Vorrei precisare che noi parrucchieri, estetisti, barbieri e tutti coloro che lavorano con tanta professionalità nel settore della cura della persona, non siamo né stupidi né tanto meno sprovveduti. Siamo consapevoli che lo stato ha adottato delle misure straordinarie per la necessità di combattere l'epidemia, e nessuno di noi finora ha obiettato, ancor di più abbiamo chiuso anticipatamente per poter salvaguardare la nostra salute e di tutti i cittadini che va tutelata, ma le limitazioni sono state trasparenti e motivate infine perché i provvedimenti sarebbero dovuti essere temporanei e circoscritti alla sola fase cruciale dell'epidemia in corso, ora però siamo stanchi, impauriti, arrabbiati, delusi, preoccupati, per il prolungarsi cieco ed immotivato delle nostre attività in una democrazia soppressa, in un territorio che non garantisce più loro l'eguaglianza dei diritti", è amareggiata Donatella, ma non si ferma e continua a lottare dopo queste decisioni che le impediscono di vedere un'apertura prossima per la sua attività e, come lei, anche tanti altri professionisti del settore riscontrano lo stesso problema.

"Sono stati favoriti, settori che vanno oltre la comprensione, di attività con apertura anticipata discriminandone altre ovviamente senza una spiegazione sanitaria. Gli esempi sono molteplici: si ai dentisti no ai parrucchieri, si agli autobus con 15 persone che fanno tratte lunghe alcune ore, no ad estetisti che hanno le cabine sterili più delle camere operatorie. Forse non vi siete mai resi conto della nostra categoria, quanto sia igienicamente formata da professionisti sempre aggiornati e pronti alla sicurezza e all'emergenza  del covid-19/20.
L'abbiamo sempre fatto, c'è da dire che oltre la beffa c'è il grande danno gravoso che comprime noi stessi la nostra azienda le nostre famiglie ad oggi 11 maggio non abbiamo nessuna certezza", scrive ancora la hair stylist calabrese che agli inizi di febbraio ha curato anche i capelli dei big della musica italiana che hanno partecipato a Sanremo 2020.

"Quando potremmo riaprire? Come potremo riaprire? Sempre pronti ad adottare le procedure di protocollo, che lo Stato ovviamente non tiene conto di avvisare prima ma all'ultimo minuto. Purtroppo domande senza nessuna risposta. Solo informazioni su vari  social in cui ognuno dice la sua. Le nostre attività sono chiuse da più di 60 giorni e arriveremo a 90, se realmente il governo ci fa riaprire il primo giugno, senza aiuti tangibili senza cancellazioni di nessuna spesa economica che gravosamente pesa sulle nostre spalle (debiti), cartelle esattoriali, minatorie, controlli fiscali ecc. Ovviamente l'abusivismo salvaguardato in prima linea ( no comment). Invece noi siamo stati etichettati da un codice 90. 02.01.", Donatella esprime i suoi dubbi, facendo eco con gli stessi dubbi dei suoi colleghi sparsi in tutta Italia.

Infine, conclude rivolgendosi al Governo: "Come categoria a rischio voglio solo ricordarti, caro Governo, che dietro quel codice ci sono prima esseri umani poi genitori, poi figli, possessori di PIV non considerati per niente, che hanno voglia di tornare a lavorare assumendosi tutte le proprie responsabilità".

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