di FRANCESCO IULIANO
“Sono molto orgogliosa di aver organizzato questo incontro in collaborazione con il Provveditorato dell'Amministrazione penitenziaria. Un evento che nasce come celebrazione della giornata internazionale della Donna, celebrazione che intendiamo come un momento di riflessione, un momento di studio e di formazione diretto alle ed agli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria”.
Lo ha detto la consigliera di fiducia del Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria, Elena Morano Cinque, in apertura dell’incontro dal titolo ‘Donne e mafia’ allestito nell’Auditorio del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro. Un appuntamento al quale hanno partecipato Il Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria, Liberato Guerriero, la dirigente del Provveditorato, Angela Paravati, la presidente del Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, Laura Antonini, il presidente del Consiglio dell’ordine degli Avvocati di Catanzaro Vincenzo Agosto, la presidente di Universo Minori, Rita Tulelli, la referente di Libera Catanzaro, Elvira Iaccino.
“Lo spunto per riflettere su donne e mafia - ha aggiunto -, ce lo ha dato la dottoressa Marisa Manzini, sostituto procuratore presso la Procura generale di Catanzaro, con il suo libro dal titolo ‘Donne custodi e donne combattenti’ che ci fa conoscere non solo donne che stanno con la mafia ma anche donne schierate contro la mafia. Donne custodi della subcultura mafiosa che tramandano da padre in figlio i disvalori mafiosi e donne combattenti, donne che sono riuscite ad uscire da questo tunnel, da questo gioco di sopraffazione. Donne dei movimenti antimafia”.
L’incontro è stata anche l’occasione per la presentazione del libro dal titolo ‘Donne Custodi Donne combattenti’, scritto dal sostituto procuratore aggiunto della Procura generale di Catanzaro, Marisa Manzini.
Un libro in cui c’è il racconto di esperienze vissute in prima persona dal magistrato. Storie di donne che hanno scelto la strada della collaborazione in segno di ribellione ad una cultura mafiosa.
“Con questo libro - ha commentato l’autrice - ho voluto fare un focus sulla posizione della donna all'interno delle organizzazioni criminali ‘ndranghetiste. Una donna con un ruolo diverso, a seconda dei casi. Quello originario è stato sempre di custode dei disvalori della ‘ndrangheta e, di conseguenza, di soggetto che trasferisce ai figli ed alle generazioni successive, gli stessi disvalori. Allo stesso tempo, però, all’interno delle organizzazioni sono subentrate altre figure di donne che hanno voluto darsi nuove opportunità e dare nuove opportunità ai propri figli. Queste sono le donne combattenti. Donne che hanno deciso, nel corso della loro esistenza, di allontanarsi dalla famiglia e di avvicinarsi allo Stato”.
Un libro, dunque, che scava all’interno delle organizzazioni criminali, che aiuta i lettori a capire il fenomeno della ‘ndrangheta e che mette a fuoco la figura della donna all’interno delle famiglie.
“Un’occasione di riflessione importante - ha detto Donatella Soluri - che arriva propio nella giornata internazionale della Donna. Una giornata nel ricordo delle tante donne che hanno combattuto per l’affermazione dei diritti delle donne. Un impegno che ci stimola a continuare nel nostro impegno quotidiano per il rispetto della donna in tutti i giorni dell’anno. In occasione di questo evento formativo e divulgativo, come Commissione delle Pari opportunità, abbiamo ritenuto importante partecipare. Un incontro durante il quale, grazie al libro della dottoressa Manzini, abbiamo avuto l’occasione di riflettere sul binomio donne e mafia prima come figure subalterne quindi protagoniste di una piccola - grande rivoluzione che ha portato, nel tempo, tanti uomini a pentirsi. Donne forti, donne combattenti che devono contribuire a liberare i nostri territori dalle mafie”.
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