"Dopo la Pandemia...", riflessione di Franco Brescia

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Franco Brescia
  23 aprile 2021 23:48

di FRANCO BRESCIA

Le pandemie virali che in precedenza si verificavano a distanza di tempo considerevoli, negli ultimi tempi, invece, si stanno susseguendo con maggiore frequenza e con effetti più espansivi. E, nel contempo, maggiormente letali per l’intera umanità.

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La scienza, d’altronde, non aveva mancato di avvertire l’avvento di queste evenienze, perciò raccomandando agli Stati di adottare, senza indugio, le politiche adatte di intervento dirette al finanziamento della ricerca nonché alla creazione di strutture di produzioni vaccinali in larga misura, anche riconvertendo per l’adattabilità quelle esistenti, senza tralasciare l’individuazione delle metodiche di somministrazione adattandole alla numerica della popolazione mondiale. 

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Gli Stati, presi da altre questioni di ogni natura, diverse delle quali con connotazioni di urgenza, viceversa, hanno tralasciato di considerare la problematica posta, pure perché, anche dalla dottrina, non era stata prevista la letalità e l’ampiezza dell’attuale pandemia virale - covid 19 - né, tampoco, tutti i disastri ad essa conseguenti e ben noti, con il risultato che intravista l’assoluta, inderogabile necessita di farvi fronte, quindi, in tutto il mondo si assiste a una massiccia, affannosa, corsa per procacciarsi enormi quantità di dosi vaccinali da impiegare al fine di rendere immuni tutte le popolazioni esistenti.

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Il vaccino, pertanto, ha assunto una preziosità ineguagliabile che non si conclude come fine a sé stesso in quanto le grandi nazioni hanno intravisto l’occasione per trasformare la tematica in vaste opportunità dirette a creare espansioni economiche e commerciali, ad esercitare influenze e sottomissioni. D’altronde tutti gli Stati del mondo sono assillati dalla ricerca di vaccini per mettere in sicurezza le proprie popolazioni.

E’ sorta la geopolitica del vaccino. La diplomazia vaccinale per rinforzare le influenze globali.

In questo contesto la Cina è in prima linea pur se nell’idea di una collaborazione globale come sorta già nell’agosto del 2017.

Infatti, è lo stesso presidente Xi Jinping, che già dal primo sviluppo della pandemia da covid, cioè dai primi mesi del 2020, che proclama di voler raggiungere la meta che veda la Cina come governo mondiale di sviluppo sfociante in un ordinamento di salute pubblica di cui possa beneficiare la globalità del genere umano. E senza indugio, pertanto, attiva il suo progetto introducendo i suoi vaccini in ogni parte del pianeta e segnatamente per fondare amicizie con nazioni ancora non ricadenti nella sua sfera d’influenza, nel contempo irrobustendo quelle già esistenti.

Principalmente è una sfida all’America con cui compete per divenire il primo potere mondiale e non solo dato che si allarga toccando le altre potenze che coltivano eguali mire velleitarie o che, tuttavia, non intendono restare ad essa o ad altre sottomesse.

E’ un gioco facile questo che la Cina ha iniziato e sta percorrendo, perché, mai come in questa occasione pandemica tutte le popolazioni, indistintamente, hanno avuto e provano estrema necessità del prodotto vaccinale per salvaguardare le proprie esistenze.

Si è sviluppata la corsa concorrenziale essendo stata pienamente percepita la potenzialità che ormai il vaccino assume per dettare, attraverso di esso, prese aggressive su ogni dinamica proliferata dall’attività umana. Si aprono nuovi mercati. Si fondano nuove possidenze coloniali su cui esercitare le proprie potenzialità. La Cina si è anche inserita nelle aree classicamente appartenenti all’America.  

Gli Stati Uniti dell’era Biden, ovviamente, da parte loro, si sono adeguati alla sfida cinese mettendo in campo misure di contrasto con progettualità e azioni proporzionate, muovendosi pertanto per occupare lo spazio di centralità da cui governare il mondo. Da qui, infatti, le dichiarazioni che si sarebbero valsi delle produzioni vaccinali fruttate dalle Case farmaceutiche attive nei propri territori per realizzare l’incolumità delle popolazioni di tutti i continenti non adeguatamente attrezzati. Ovviamente da concretizzare dopo la messa in sicurezza dei propri cittadini da raggiungere con vaccinazione globale.

La Russia, da parte sua, si muove per non perdere l’occasione di restare allineata alle potenze maggiori. L’Europa arranca e finora è rimasta dipendente dalle potenzialità vaccinali produttive all’esterno dei propri confini. L’India si produce in sforzi mastodontici per assicurare l’esistenza della propria gente.

Dall’esito della vaccinazione globale, inoltre, dipende la tenuta dell’economia planetaria e ciò spiega tanto movimentismo. Il Covid 19 ha mutato dalle radici la prospettiva del futuro mondiale. Come mai. Neppure le grandi guerre mondiali hanno eguagliato questa gradazione di mutevolezza malgrado fossero portatrici di enormi distruzioni e di morti.

La pandemia da covid 19, dunque, ha attizzato larga quantità di fenomeni collaterali tra cui prende evidenza che il bisogno della terapia miracolosa, che fa intravedere il consumo di vaccini almeno per dieci miliardi di dosi per il solo 2021, produce affaristica inusitata per tutte le industrie farmaceutiche produttrici di vaccini inventati per debellarla. Senza considerare che gli Stati si valgono delle quantità di prodotti vaccinali per imprimere le proprie politiche espansive in tutto il pianeta.

E’ sorta, pertanto, un’autentica simbiosi tra Stati e industrie farmaceutiche. I primi hanno bisogno delle massime potenzialità produttive di vaccini per imporre la propria geopolitica e, parallelamente, le seconde possono produrre enormi quantità di dosi per l’attuazione di tali progetti.

La realtà attuale, che si basa sulle contrapposizioni tra le grandi potenze che si agitano per assicurarsi il predominio del mondo, fa intravedere la dinamica di una politica affetta da miopia, contenente enormi dosi di egoismo che si riflette in negativo sulla salute dell’umanità intera.

Bisogna maturare l’idea di orientarsi verso uno sforzo collettivo per costruire l’insieme indispensabile per affrontare la fondata ipotesi che una infezione pandemica come l’attuale o di maggiore consistenza possa ripresentarsi nei tempi brevi. Gli sforzi costruttivi per debellarla devono tendere a un progetto unico mondiale. Lo insegna l’esperienza che si sta vivendo.

E’ ineluttabile questa creatività che partendo da ipotesi previsionali si prosegua con indirizzi di laboriosità e razionalità, come già esiste nell’alacrità scientifica che da sempre resta accomunata per elaborare progettualità d’insieme da offrire per il bene dell’umanità. Qui, senza dubbio, esiste appunto una mente collettiva.

L’OMS - l’organizzazione mondiale della sanità - in questa situazione pandemica ha mostrato i suoi limiti nel fronteggiarla.

Bisogna creare al più presto un Organismo mondiale dotato di risorse finanziarie provenienti da tutti gli Stati, in ragione delle diverse potenzialità economiche, per affrontare adeguatamente ogni futuro pandemico, per mettere in sicurezza la salute di tutte le popolazioni esistenti e le loro economie.

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