di SERGIO DRAGONE
Nessuno intende minimamente mettere in discussione l’impegno dell’attuale presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per il completamento di un’opera – la metropolitana di superfice di Catanzaro – che rischiava di non vedere la luce per i troppi ritardi (è stata appaltata nel 2014, contrattualizzata nel 2015, consegnata alle imprese nel 2017). Gli va dato atto di avere impresso la svolta finale che porterà all’entrata in esercizio del fondamentale mezzo di trasporto collettivo entro la fine dell’anno.
Ma se giustamente vanno riconosciuti questi meriti, altrettanto giusto sarebbe riconoscere i meriti – a mio parere ancora più grandi – di chi questa opera l’ha ideata sulla base di una precisa visione del futuro della città: la ricucitura del vasto e frazionato territorio cittadino, la valorizzazione della risorsa mare e del Polo direzionale del Corace.
L’ideazione del “pendolo” è totalmente ascrivibile alla stagione politica che vide Rosario Olivo alla guida della città. Una stagione troppo frettolosamente archiviata come grigia e inconcludente. E invece proprio nello studio del sindaco Olivo a Palazzo De Nobili è stata concepita questa opera destinata a cambiare il volto della città. Ricordo perfettamente le riunioni preparatorie, con l’apporto fondamentale di uno degli ingegneri italiani più importanti e visionari, Giovanni Angotti, all’epoca presidente nazionale dell’Ordine, capace di trasformare un’idea, sia pure molto suggestiva, in un’ipotesi tecnica e progettuale convincente.
Rosario Olivo non venne preso molto sul serio dai suoi concittadini. Si ironizzò anche, con una nemmeno troppo elegante battuta, sul “pendolo di Olivo”. Il nomignolo era nato proprio in una di quelle riunioni, prendendo spunto dall’esistenza di un treno superveloce che Ferrovie dello Satto aveva battezzato il “pendolino”. Se ci pensiamo bene è un nomignolo azzeccato perché la metropolitana si muoverà su e giù lungo il percorso proprio con la cadenza di un pendolo a parete.
Ma non ci si limitò al “pendolo”. Sempre in quella stagione politica, il Comune si fece promotore di un progetto di scale mobili che sarebbero servite a superare i forti dislivelli (si pensi a quello tra via Fontana Vecchia – San Leonardo – Conventino Sant’Antonio). Progetto approvato e finanziato dalla Regione, ma poi i fondi misteriosamente sparirono.
A caratterizzare quella stagione politica ci furono anche forti iniziative culturali, come la nascita del Museo del Rock e la rassegna internazionale “La Grande Musica per il Cinema” al Politeama con la partecipazione di cinque premi Oscar. Questo per dire che ogni stagione politica ha le sue luci e le sue ombre.
Ma torniamo al “pendolo”. Il Comune trovò una sponda determinante nella Regione che era guidata dal catanzarese Agazio Loiero, una sinergia che consentì di ottenere il via libera dall’Unione Europea.
Anche la stampa nazionale si occupò con interesse di questo progetto. Ricordo che Il Sole 24 Ore, il quotidiano di Confindustria, ne parlò con toni entusiastici, trattandosi di una sfida che veniva portata avanti da una città del lontano sud.
Una famosa canzone di Max Pezzali descrive perfettamente quella che è la dura legge del goal (“fai un gran bel gioco però se non hai difesa gli altri segnano e poi vincono”. Ecco, è una metafora che si può applicare con un po' di fantasia anche alla vicenda della metropolitana. L’attuale presidente della Regione ha fatto goal, ma il “gran bel gioco” lo hanno fatto altri che andrebbero quanto meno ricordati. Ma l’importante è che a fare goal sia la Città di Catanzaro.
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