di FILIPPO COPPOLETTA
È stato assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, l’agente di polizia penitenziaria Domenico Sacco, per il quale la Procura aveva chiesto una condanna pesantissima: 14 anni di reclusione. La sua posizione, difesa dall’avvocato Danilo Iannello, è stata completamente sganciata dal presunto sistema illecito che, secondo l’inchiesta “Open Gates” della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, avrebbe trasformato il carcere di Siano in un luogo fuori controllo, governato da complicità, favori e traffici illeciti.
Questa mattina, il Gup del Tribunale di Catanzaro, Sara Merlini, ha pronunciato la sentenza nei confronti dei 19 imputati che avevano scelto il rito abbreviato. La pubblica accusa, rappresentata dalla pm Veronica Calcagno, aveva invocato condanne severe – fino a 20 anni – per reati che vanno dall’associazione a delinquere al concorso esterno, dalla corruzione al falso ideologico.
Al termine del processo, che ha visto costituite come parti civili il Ministero dell’Interno e il Comune di Catanzaro, sono arrivate dieci condanne, in alcuni casi anche significative, e otto assoluzioni, tra cui proprio quella dell’agente Sacco, figura centrale nelle contestazioni più gravi.
Riccardo Gaglianese: 20 anni (richiesti 20)
Maurizio Corasaniti: 8 anni e 2 mesi (richiesti 20)
Francesco Viapiana: 7 anni e 9 mesi (richiesti 10)
Giada Pino: 4 anni (richiesti 20)
Domenico Cicero: 2 anni (richiesti 8)
Michael Stephen Castorina: 2 anni e 6 mesi (richiesti 6 anni e 8 mesi)
Francesco Soliberto: 1 anno e 6 mesi (richiesti 6 anni e 8 mesi)
Sandra Santino: 1 anno e 4 mesi (richiesti 6 anni)
Domenico Catalano: 8 mesi (richiesti 2 anni e 8 mesi)
Salvatore Zinno: 10 mesi (richiesti 3 anni e 4 mesi)
Giovanni Aprile (richiesti 2 anni e 8 mesi)
Davide Belville (richiesti 6 anni)
Francesco Paolo Clemente (richiesti 6 anni)
Leonardo Clemente (richiesti 6 anni)
Danilo Fiumara (richiesti 2 anni e 8 mesi)
Leopoldo D’Oriano (richiesti 8 anni)
Rosalia Orlando (richiesti 6 anni)
Domenico Sacco (richiesti 14 anni)
Durante le indagini, coordinate dalla Dda di Catanzaro, sarebbero emersi gravi indizi su un “modello di gestione carceraria” basato su favori e omissioni, descritto dagli inquirenti come una struttura dove alcuni detenuti godevano di trattamenti di favore, tanto da far apparire la struttura come un vero e proprio “hotel”.
Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Danilo Iannello, Gianluca Acciardi, Antonio Quintieri, Vincenzo Vitello, Renato D’Antuono, Paolo Pisani, Riccardo Maria Panno, Massimiliano Carnovale, Attilio Matacera, Liberata Donato, Giuseppe Belcastro, Arturo Bova, Domenico Bove e Alberto Carlo Mari.
Con la pronuncia del Gup si chiude il primo capitolo giudiziario di un’inchiesta che ha scosso dalle fondamenta l’immagine del carcere di Siano, a lungo considerato un modello di gestione. Una vicenda che ora proseguirà nei successivi gradi di giudizio e nei processi ordinari per gli altri indagati, in una complessa rete che ha coinvolto – secondo l’accusa – anche pubblici ufficiali, personale penitenziario e funzionari.
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