La Federazione Italiana Tabaccai premia Erminio Sirianni nel suo centesimo compleanno

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  17 dicembre 2023 20:12

«Il nostro sale era ritenuto il migliore della zona per qualità, per grandezza dei pezzi e intensità del colore. Venivano a comprarlo anche dai paesi limitrofi ed era una soddisfazione!».

Il delegato della regione Calabria Carlo Miglio della Federazione Italiana Tabaccai il giorno del compleanno  100 Anni ha insignito con la T D’oro con rubino il Tabaccaio Erminio Sirianni.

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Nel cuore della Calabria, a circa 30 km da Catanzaro, tra il blu del mar Jonio in lontananza e il profumo di pasta china (pasta al forno ripiena. NdR) che riempie l’aria, si trova il comune di San Pietro Apostolo. Qui, presso il Bivio Zeta, località Fondaco, nella rivendita n. 3 c’è Erminio Sirianni, classe 1923. Un tabaccaio speciale, non solo per la dolcezza dei suo occhi, ma anche perché detiene un primato: è il tabaccaio più anziano d’Italia ancora a lavoro!

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I suoi primi ricordi legati al «tabacchino», come ama chiamare la sua rivendita, provengono dai racconti di famiglia.

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«Verso la metà dell’800, nel periodo del Regno delle due Sicilie, il Bivio Zeta era considerato una sorta di ‘autogrill’ del passato, poiché si trovava sulla strada. Il Sindacato Provinciale FIT di Catanzaro nel 1968 annuncia ai tabaccai associati che le nuove sigarette Super Filtro, a breve, sostituiranno le Nazionali Super Filtro. In alto Erminio Sirianni nel suo «tabacchino».
  
Angelo Fragale, classe 1849, ha aperto la rivendita n. 3 di San Pietro Apostolo. Erminio e Peppina, coadiutrice dal 1963, da che collegava la città di Napoli con quella di Catanzaro – racconta Erminio – qui, infatti, era stato istituito il cosiddetto Fondaco, cioè un punto di commercio e ristoro e di posta dei cavalli ovvero il servizio che dava la possibilità di cambiare i cavalli delle diligenze».

Ancora oggi, la località viene detta «Fondaco di Fragale» proprio «dal nome di mio nonno materno, Angelo Fragale, nato nel 1849. E, molto probabilmente, è proprio lui che ha aperto la tabaccheria nel luogo in cui si trova ancora oggi». Infatti, quando Pasquale e Valentina, i genitori di Erminio, si sposano «ereditano ufficialmente il tabacchino con annessa una piccola osteria; tabacchino gestito maggiormente da mia madre che, ancora oggi, viene ricordata da tutti come una donna dal carattere forte ma, al contempo, dolce – prosegue – ricordo ancora la sua reazione di sorpresa e gioia al mio ritorno dalla Se- conda Guerra Mondiale. Sono andato subito in tabaccheria e, appena mi ha visto da dietro il bancone, quello che aveva in mano le è caduto a terra!».

La famiglia di Erminio era molto numerosa, perché composta da sette figli. Tra i vari ricordi di infanzia, uno in modo particolare ha segnato il cuore di tutti.

«Avevo cinque anni quando io e uno dei miei fratelli abbiamo deciso di cacciare un uccello e, per farlo, abbiamo preso la pistola di nostro padre. Purtroppo però nel maneggiarla a mio fratello è accidentalmente partito un colpo... che mi ha ferito alla tempia. Ho lottato tra la vita e la morte per di- versi giorni ma alla fine, miracolosamente, sono sopravvissuto senza nessuna conseguenza. E la pallottola non è mai stata estratta e ancora adesso... è posizionata sul mio zigomo!».

Un ricordo decisamente più piacevole è legato invece al ritiro dei sali e tabacchi quando «negli anni ’30, insieme con mio padre, partivamo nella notte con il carrozzino trainato dal cavallo; carrozzino poi sostituito dalla bicicletta, dove trasportavo le sigarette dentro ad alcuni sacchi. E suc- cessivamente, dopo la realizzazione delle Ferrovie Calabro Lucane, la bicicletta ha lasciato il posto al trenino».

Negli anni ’50 fino ai primi anni ’60 il sale, contenuto all’interno di alcuni sacchi, veniva venduto a pezzi che, di volta in volta, andavano ricavati dal blocco iniziale.

«Il nostro sale era ritenuto il migliore della zona per qualità, per la grandezza dei pezzi e per il colore più bianco. Caratteristiche dovute all’attenzione particolare nei nostri confronti da parte dei dipendenti del Monopolio che, per la nostra tabaccheria, sceglievano sempre i pezzi più belli! Infatti, venivano a comprarlo da noi anche dai paesi limitrofi ed era una bellissima soddisfazione!».

E poi c’era il Chinino di Stato venduto per combattere la malaria e, fino al 1968, le sigarette vendute sfuse.

«Ogni giorno poi raccoglievo il tabacco che cadeva dalle sigarette su un pezzo di carta, che regalavo alle persone che non avevano la possibilità di acquistarle». Tanti i ricordi di Erminio e la moglie Peppina, le cui esistenze sono intrecciate dal 1954, anno in cui si sono sposati. E per loro un altro anno importante è il 1963, quan- do il «tabacchino» è passato ad Er- minio, già coadiutore da diverso tempo e Peppina, a sua volta an- cora oggi sempre presente in tabaccheria, è diventata coadiutrice. Ad ottobre 2017 Erminio si è recato al Monopolio di Catanzaro per firmare il contratto di rinnovo della licenza «e, consapevole della mia età, ho detto ai dipendenti che per me sarebbe stato l’ultimo ma loro hanno replicato che devo essere fiero della mia storia. E lo sono!».

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