di GABRIELE RUBINO
"E' illegittimo", "no, ho esercitato un mio potere". Botta e risposta fra i ministeri (Mef e Salute) che vigilano sul Piano di Rientro della sanità calabrese e il commissario Guido Longo. Per i burocrati romani, l'ex prefetto avrebbe adottato un decreto, il numero 26 dello scorso febbraio, con cui ordinava l'acquisto tramite Consip di servizi per coprire le lacune di personale del dipartimento regionale di Tutela della Salute su autorizzazioni e accreditamenti, farmaceutica e flussi informativi. L'alterco emerge dal verbale del Tavolo di monitoraggio della riunione dello scorso 22 luglio.
I ministeri hanno ricordato a Longo che, seguendo quanto previsto dal Decreto Calabria, se la Regione no fornisce adeguato supporto deve 'segnalarlo' formalmente al Consiglio dei ministri e questo poi interverrà direttamente. Ma "il Commissario - si legge nel verbale, non può disporre spesa a carico della regione al di fuori del proprio mandato, oltre ad aver esteso impropriamente la portata dell’articolo 3, comma 1, del decreto legge n. 150/2020 che prevede l’attivazione di procedure per acquisto di beni e servizi strumentali all’erogazione dei LEA e non dispone in materia di acquisto di servizi professionali da porre a carico dell’ente regione”. Da Roma è arrivata la richiesta di revocare il provvedimento.
Durissima è stata la replica di Longo a difesa del suo operato. “In relazione alla contestata illegittimità del mio provvedimento, che si riterrebbe essere stato emesso in violazione di legge, tale da essere sottoposto ad un mio intervento di ritiro è appena il caso sottolinearne l’assoluta legittimità, perché decisamente conforme alla norma". "L’opzione è, infatti, perfettamente aderente all’esercizio dei poteri affidati al commissario ad acta che deve provvedere, ove necessario e occorrente e senza condizionamento alcuno, all’espletamento delle procedure di approvvigionamento dei servizi essenziali alla corretta erogazione dei Lea e all’esercizio delle proprie ineludibili funzioni istituzionali. Dal che, la inconfutabile legittimità del mio provvedimento che con la nota che si riscontra si contesta inappropriatamente". Dopo aver richiamato il Decreto Calabria 2, Longo prosegue: "si intuisce che quanto da me esercitato, con il ripetuto DCA 26/2021, è in perfetta conformità con la facoltà concessami, in
doverosa via complementare e accessoria, per pervenire al corretto esercizio delle funzioni commissariali. L’esercizio di un potere attribuitomi in via esclusiva e da esercitarsi con la massima
discrezionalità, tanto da poter essere all’occorrenza da me delegato ai nominati Commissari straordinari delle aziende della salute calabresi". Nonostante il Longo 'adontato', il Tavolo ha ribadito la richiesta di revoca del decreto.
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