Matteo Messina Denaro è morto la notte scorsa all’ospedale San Salvatore de L’aquila, dove era ricoverato da doversi giorni. 61 anni, primula rossa di “Cosa Nostra” siciliana, è stato per trent’anni latitante. Inarrivabile, aveva fatto perdere le tracce di se, nel marzo del 93 subito dopo la cattura del capo dei capi Salvatore Riina. Quarto di sei figli di “don” Francesco Messina Denaro, capo indiscusso della famiglia trapanese. Una famiglia che con la mafia ed il carcere ha abbastanza contatti. Due delle quattro sorelle, un fretello e tutti e 4 i cognati sono stati o sono “ospiti” delle patrie galere. Il cadavere del padre fu fatto trovare di fronte l’ospedale con il vestito del funerale già indossato, essendo morto in latitanza.
Matteo Messina Denaro è morto da mafioso incallito. Ci avevano provato più volte il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e l’aggiunto, il calabrese, Paolo Guido ma lui aveva messo in chiaro che non avrebbe mai collaborato con la giustizia. Si e solo difeso su un delitto, che ha giurato di non avere mai commesso: l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino di Matteo, l’uomo che nel 93 contribuì a dare scacco matto al Capo dei Capi, Toto Riina.
La Calabria
L’ultimo padrino stagista durate ha trascorso qualche anno dei suoi 30 anni di latitanza in Calabria. Le ndrine di Cosenza e di Lamezia Terme si sono presi cura di lui: Messina Denaro avrebbe trovato rifugio grazie alle ‘ndrine locali tra Lamezia Terme e Cosenza. La conferma arriva da due fedelissimi: Il 3 settembre 2016, due mafiosi di Partano, nel Trapanese, Nicola Accardo e Antonino Triolo, dicevano in una conversazione intercettata: «Dice che Matteo era in Calabria ed è tornato”… Ed è stato qui che il boss avrebbe portato a termine alcuni affari, a partire dai traffici di droga sfruttando l’egemonia dei clan locali, passando per un progetto per mettere in piedi un villaggio turistico. E poi ci sarebbero stati piani su nuovi impianti eolici, un settore in cui Messina Denaro aveva già investito in Sicilia. Dopo l’arresto avvenuto a gennaio mentre era in cura alla clinica la Maddalena, il capomafia è stato portato nel supercarcere de L’Aquila e curato in cella. Poi il trasferimento nel reparto detenuti dell’ospedale. Prima che si aggravasse Messina Denaro ha potuto riconoscere la figlia Lorenza Alagna, avuta durante la latitanza e le ha dato il suo cognome.
Niente Funerali religiosi
Non ci saranno funerali religiosi. Il boss lo aveva lasciato scritto in un vecchio pizzino ritrovato dai carabinieri nel covo di Campobello di Mazara. Il padrino, che ancora non era stato aggredito dalla malattia, siamo intorno al 2013, già proclamava di essere capro espiatorio, usando contro la Chiesa parole durissime: “Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato”. E ancora: “Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime. Non saranno questi a rifiutare le mie esequie…rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia”.
fmc
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