Il segretario generale del Siulp Felice Romano: “La guerra con le mafie si vince con la lotta asimmetrica. Oggi ci sono tre categorie pericolose nella società”. Il segretario provinciale Gianfranco Morabito: “Lamezia resta terra di confine. Da poliziotti chiediamo più risorse per combattere ogni giorno la criminalità”
13 febbraio 2022 12:39“La storia di Lucia Precenzano e di Salvatore Aversa si intreccia inesorabilmente con quella di Lamezia Terme. Lei era una insegnante attenta e scrupolosa, in prima linea nell’educazione delle nuove generazioni; lui un poliziotto irreprensibile, un incubo per le cosche locali che aveva combattuto in prima linea. La storia di Lucia e Salvatore è quella di tante vittime di mafia, ma descrive in maniera ancora più tangibile l’esperienza di una famiglia per bene, che aveva scelto di impegnarsi in prima persona per contribuire a cambiare una città in piena crisi di legalità”. Queste le parole del segretario provinciale del Siulp Gianfranco Morabito in occasione della giornata della memoria dell’eccidio dei coniugi Aversa celebrata due giorni fa, a Lamezia Terme, assieme a colleghi dell’Fsp alla presenza di numerose autorità istituzionali e politiche, che ringraziamo per la partecipazione. Un pregevole convegno che – e questo ci dà molta speranza- ha visto una nutrita partecipazione di studentesse e studenti. Sono passati 30 anni da quel terrificante fatto di sangue che ha scosso la coscienza collettiva. Proprio perché il ricordo non deve ridursi a un mero esercizio cerimoniale non possiamo tacere sul fatto che Lamezia, come nel 1992, era e resta una terra di confine. E proprio per questo sono necessarie azioni concrete.
“Sono anni – ha aggiunto Morabito- che chiediamo per tutti gli Uffici della Polizia di Stato di Lamezia Terme, dal Commissariato alla Ferroviaria, dalla Stradale alla Polaria, più uomini e più mezzi. Cogliamo l’occasione ancora una volta per richiedere e ad alta voce l’istituzione di una sede autonoma del Reparto Mobile nella città capoluogo di Regione, Catanzaro, o, in alternativa, una sede del Reparto Prevenzione Crimine, strutture che sul territorio sarebbero funzionali alle esigenze operative della Questura, dei Commissariati e delle Specialità in affanno per l’enorme lavoro che nel quotidiano sono chiamati a svolgere per contrastare la criminalità organizzata”. “Qui non ci sono eroi – ha detto il segretario provinciale del Siulp-, ci sono uomini e donne che affrontano in prima linea un lavoro difficile, ancora più complesso che in altre zone d’Italia, perché se è vero che oggi le armi sparano di meno, è altrettanto vero che il lavoro della ‘ndrangheta si è fatto più subdolo, più silenzioso, più pericoloso”.
Dopo aver preso parte all’iniziativa, anche il segretario generale del Siulp Felice Romano ha detto: “Siamo estremamente soddisfatti della giornata di ieri. Oltre all’attenzione del mondo istituzionale e politico c’è stata la partecipazione dei ragazzi e delle scolaresche che non è stata solo formale ma sostanziale e convinta. Questo ci ha confortato molto”. “Il testamento che lascia l’eccidio dei coniugi Aversa va attualizzato: purtroppo oggi tra la mafia e l’antimafia si sono innestate tre pericolose categorie”. “La prima – spiega Romano- è quella che sostiene che con le mafie bisogna convivere. Lo abbiamo sentito dire anche da qualche ministro. Questa è la categoria più pericolosa perché è esattamente quello che le mafie vogliono ottenere, cioè non solo la legittimazione sociale ma anche istituzionale”. “La seconda – prosegue il segretario generale del Siulp- è rappresentata da quelle persone che fanno affari con la mafie ma solo perché non sono loro a premere il grilletto o a sporcarsi direttamente le mani sono convinte di essere immuni e di agire nella legalità, tuttavia il loro operare crea il peggiore terreno che la nostra società può mettere a disposizione per tutte le mafie che proprio in questi assetti culturali si allignano e proliferano”. “La terza è quella di coloro che gridano di voler fare l’antimafia nelle leggi, nelle parole e nelle promesse producendo una miriade di norme che di antimafia non hanno un bel niente. Al contrario stanno togliendo norme, pur non nate sotto l’egida dell’antimafia, che ci hanno consentito di infliggere duri colpi a queste organizzazioni. Siamo il paese con la migliore legislazione antimafia al mondo, ma c’è chi è convinto che queste organizzazioni possano essere sconfitte con lo scontro simmetrico. Noi siamo convinti invece – spiega ancora Romano- che bisogna agire sul piano asimmetrico creando una barriera netta fra le istituzioni, la politica e criminali, fra gli imprenditori sani e corretti da quelli che invece operano nell’illegalità. Ma soprattutto quello che fa più male alle mafie è l’attacco ai patrimoni. Solo attraverso l’attacco ai patrimoni e con l’azione culturale nella società, facendo comprendere quanto sia pericolosa questa scorciatoia, potremo vincere questa guerra”.
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