È all’esame del Parlamento europeo una proposta di direttiva, nella quale sono presenti una serie di norme che dispongono interventi obbligatori sugli immobili finalizzati a far scomparire quelli con ridotte prestazioni energetiche. Essa rientra nel progetto di rifusione della direttiva sull’efficienza energetica nell’edilizia, contenuto nel pacchetto “Fit for 55”.
L’ultima bozza tra le proposte di compromesso, che saranno poste all’esame della Commissione energia del Parlamento europeo il prossimo 9 febbraio, prevede che entro il primo gennaio del 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere la classe energetica “E”. Dopo altri tre anni, nel 2033, sarà necessario un altro scatto e raggiungere la classe “D”. Infine, tra il 2040 e il 2050 sarà necessario arrivare alle emissioni zero.
Va detto che detta bozza ha anche “ammorbidito” le richieste iniziali, che prevedevano tempi più stretti (un primo step già nel 2027) e classi energetiche più elevate (la “D” nel primo passaggio e poi la “C”).
In sostanza cambia poco. Resta comunque l’obbligo per gli Stati membri di assicurare che il patrimonio edilizio sia interamente ristrutturato per garantire i nuovi parametri di efficienza energetici.
Per Sandro Scoppa, presidente di Confedilizia Catanzaro e Calabria: «La direttiva europea, qualora fosse approvata e non fossero apportate modifiche, soprattutto nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, avrebbe effetti dirompenti per il patrimonio immobiliare italiano e, in particolare, per quello della città e della provincia di Catanzaro, i cui proprietari sarebbero costretti a ristrutturare in pochissimo tempo la maggior parte degli edifici residenziali del territorio (sovente con caratteristiche peculiari, risalente nel tempo e di proprietà diffusa, spesso di tipo condominiale)".
"Il tutto non senza considerare che in moltissimi casi gli interventi richiesti non saranno neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati. Inoltre, i tempi ridottissimi determineranno una tensione senza precedenti sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti ecc. Nell’immediato, poi, l’effetto sarà quello di una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie".
"Per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, è necessario porsi obiettivi realistici. Occorrerebbe, soprattutto, agire attraverso misure incentivanti e non imponendo a Paesi diversissimi fra loro obblighi pensati dietro le scrivanie dei palazzi di Bruxelles. Si è scelta, invece, la strada della coercizione, senza neppure prevedere, in capo agli Stati membri, un’adeguata flessibilità per adattare le nuove norme ai contesti nazionali".
Confedilizia – che tramite l’Unione internazionale della proprietà immobiliare (UIPI), cui aderisce per l’Italia, sta seguendo da oltre un anno e mezzo i relativi lavori in sede della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europei – è riuscita in questi giorni – dopo averlo fatto nel dicembre del 2021 (quando si riuscì a far eliminare dalla bozza di direttiva il divieto di vendita e di affitto degli immobili non conformi) – a portare il tema all’attenzione dei media.
Ora, anche quale associazione storica e rappresentativa della proprietà immobiliare, rivolge un appello al Governo e alle forze politiche affinché venga svolta ogni possibile azione per far sì che l’imminente fase finale di esame della bozza di direttiva possa condurre a ripensare un’impostazione che per l’Italia avrebbe conseguenze devastanti.
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