di GIUSEPPE MACRI'*
e EROS CORAPI**
Partiranno questi provvedimenti. Questo nuovo Ecobonus e questo nuovo Sismabonus. Partiranno. Partiranno questi provvedimenti che ad oggi sembrano avvolti da una nube misteriosa di silenzio. Queste operazioni nate sotto quell’egida del 110% che solletica committenti desiderosi di sistemare il loro patrimonio edilizio come professionisti che vedono finalmente davanti agli occhi un futuro prossimo di lavoro, dopo mesi di fermo causa COVID che hanno dato la degna chiusura (almeno ci si augura) ad anni di fermo causa crisi economica.
Partiranno. In un modo o nell’altro. Dovranno gli enti preposti dare quelle risposte che ad oggi latitano, lasciando l’intero panorama degli attori di questo triste balletto immersi in una frustrazione cui purtroppo gli anni li hanno già ampiamente abituati. Non è stato il 18 giugno ma prima o poi, e ci auguriamo entro il 30 giugno, dovrà l’Agenzia delle Entrate dare contezza a questa platea di come si dovrà procedere. Non v’è dubbio, partiranno. Ma una riflessione, prima che dai blocchi di partenza scattino tutti gli atleti dell’edilizia, è necessario farla. Se i committenti sono palesemente, e come potrebbe essere diversamente, entrati nell’ottica di attingere alla valanga di fondi che sembrano prospettarsi all’orizzonte ed i tecnici si stanno attrezzando per poter fare fronte al lavoro che, finalmente, sembra delinearsi nel più che prossimo futuro (parliamo della settimana prossima), saranno parimenti i nostri Enti locali pronti a ricevere quel mare di documenti che saranno necessari per poter procedere con le opere?
Da anni ormai le professioni tecniche si scontrano quotidianamente con il sottodimensionamento degli uffici tecnici ad ogni livello, con la loro costante ricerca di una burocratizzazione che svilisce ogni tentativo di risollevarsi dal pantano economico in cui la nostra terra versa, con una cavillosità che rasenta, ove non tracimi, nell’ostruzionismo. Saranno questi uffici pronti tra una settimana a ricevere la caterva di S.C.I.A., C.I.L.A., permessi di costruire, A.P.E. ante opera e di progetto, autocertificazioni ed asseveramenti vari, relazioni, elaborati grafici, dichiarazioni, ecc. ecc.? La sensazione allo stato attuale è, in verità, che a fronte di un settore in grande fermento non ci si stia di ìpredisponendo con la dovuta attenzione a questo agognato prossimo futuro.
Pare opportuno in questo momento estremamente delicato, rappresentare alle Istituzioni preposte che siamo tutti sulla stessa barca. Il futuro delle nostre città, economico quanto sociale, è oggi profondamente legato ai risultati che questo “decreto rilancio” saprà raccogliere. Non è un’occasione che possiamo perdere. Nessuno di noi. Se si ipotizza di procedere dal primo luglio per come si è viaggiato nel recente passato si sta per commettere un errore mortale e non recuperabile. I tempi sono strettissimi. Le esigenze di ciascuno di noi delicate, puntuali e precise. Non ci saranno prove d’appello. Questo è il momento per realizzare quell’unità d’intenti e d’azione che da sempre si va perseguendo tra Enti pubblici ed utenza. Perché se il Governo darà le corrette indicazioni d’attuazione, e lo farà, e l’Agenzia delle Entrate fornirà i puntuali chiarimenti, e lo farà, e l’E.N.E.A. sarà pronta a chiarire quegli aspetti tecnici ad oggi lacunosi e raccogliere prontamente le dovute documentazioni, e lo farà, ma noi, qui, non saremo in grado di rispondere prontamente ed efficacemente, agli iter di norma senza causare nocivi ritardi con il nostro atavico vizio di metterci l’uno contro l’altro, come fossimo su sponde opposte, allora, drammaticamente, al via resteremo ancorati a quei blocchi di partenza dai quali con ogni probabilità non riusciremo più a staccarci.
È tempo di fare. Questa terra ne ha un immediato quanto angoscioso bisogno. Semplicemente non è possibile perdere quest’occasione. Non questa volta.
*Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Catanzaro
**Presidente del C.d.A. Fondazione Ordine Architetti Catanzaro
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