di FRANCESCO IULIANO
Per Legambiente le ‘Ecomafie’ sono tutte quelle attività illegali delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che provocano danni all’ambiente. Inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo, omessa bonifica, illecita ispezione di fondali marini. Sono solo alcuni dei settori in cui si realizzano i reati ambientali.
Un tema, questo, che dal 1994 Legambiente ha voluto portare all’attenzione, pubblicando ogni anno il Rapporto Ecomafia. Un volume che riepiloga i crimini ambientali divisi per categoria.
Un rapporto che quest’anno celebra 30 anni di impegno e che Legambiente Calabria ha voluto presentare con un incontro allestito nell’aula ‘Falcone e Borsellino’ del Dipartimento di Giurisprudenza, economia e sociologia, dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Moderati dal presidente del circolo di Catanzaro, Andrea Dominijanni, hanno partecipato, il responsabile dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, Enrico Fontana e la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta.
Hanno relazionato il professore ordinario di Politica economica, Vittorio Daniele, il referente di Libera per la Regione Calabria, Giuseppe Borrello, il presidente della Commissione contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa della Regione Calabria, Pietro Molinaro.
In apertura i saluti del Magnifico rettore dell’UMG, Gianni Cuda e della docente Associata di Economia e gestione delle imprese e delegata di Ateneo alla Sostenibilità, Angela Caridà.
In apertura Anna Parretta ha commentato come “la Calabria sia, purtroppo, al vertice delle classifiche dell’illegalità. Anche nel rapporto 2024, infatti, si conferma tra le regioni con più crimini ambientali registrando un preoccupante aumento in quasi tutte le filiere illegali. I reati ambientali nel 2023 rispetto all'anno precedente nella nostra regione salgono di oltre il 30% contro un aumento medio a livello nazionale di circa il 15%”.
Commentando i dati regionali per provincia, Anna Parretta ha detto che “ben 4 province calabresi su 5, con l'unica eccezione di Catanzaro, rientra nelle prime venti posizioni: Cosenza occupa l'ottavo posto con 697 reati. Al sedicesimo posto troviamo Crotone con 515 reati a cui seguono Reggio Calabria con 513 e Vibo Valentia 507. Catanzaro, con 315 reati, non rientra nelle prime venti. Nel dettaglio, nel ciclo illegale del cemento, la Calabria è al quarto posto con 1.046 reati di cui 266 a Cosenza; 182 a Reggio Calabria; 143 a Vibo Valentia; 110 a Catanzaro e 84 a Crotone. Nel ciclo illegale dei rifiuti la Calabria è terza con 828 reati di cui 201 a Vibo Valentia: 177 a Crotone; 138 a Reggio Calabria, 119 a Catanzaro e 92 a Cosenza. Per quanto riguarda i numeri sull'illegalità contro gli animali, la Calabria si posiziona sesta con 424 reati di cui 137 a Reggio Calabria; 124 a Crotone; 78 a Cosenza; 65 a Vibo Valentia e 20 a Catanzaro. Infine, nella classifica dell'arte rubata, la Calabria è al quindicesimo posto con sei furti. Le voci più pesante dell'illegalità in Calabria sono quindi legate al ciclo del cemento, al ciclo di gestione dei rifiuti, Una recrudescenza criminale che avviene in un momento storico nel quale la tutela dell'ambiente è di vitale importanza”.
Di Calabria e delle sue potenzialità, ha parlato anche Enrico Fontana che ha sostenuto come “la Calabria necessiti di una strategia regionale contro la criminalità ambientale. Da questa regione può arrivare l’esempio. Ci sono tutte le condizione perché da qui possa partire un modello, un esempio di strategia regionale coordinata che abbia un motore nella lotta alla criminalità ambientale”.
Per il Rettore Gianni Cuda, l’incontro organizzato da Legambiente “ha un impatto molto significativo sulla nostra regione. Dall’analisi dei dati contenuti nel report devo dire che, nonostante ci sia una forte attenzione ed un forte presidio delle Forze dell’ordine, questo cancro, ahimè, non accenna a diminuire la sua capacità di mordere il nostro territorio. La Calabria, purtroppo, ha delle problematiche ancestrali sulle quali si sta lavorando. E’ è necessario che, attraverso una formazione che parli alle coscienze, i nostri ragazzi possano far cambiare direzione a questa deriva che è ormai arrivata ad un livello, anzi, ha superato il livello soglia. Gli interessi economici sono enormi e questo spiega il perché di alcune azioni che vengono messe quotidianamente in atto”
In chiusura dell’incontro è arrivata la conferma che il Rapporto Ecomafia di Legambiente, per i dati contenuti, sarà utilizzato dall’Ateneo catanzarese come caso di studio per il corso di laurea in ‘Economia’.
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