Economia e Covid. Lo sfogo di una commerciante di Lamezia Terme: "Negozi stranieri aperti e noi italiani chiusi per norme ingiuste"

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Caterina Cavaliere non si arrende
  09 dicembre 2020 19:45

di MASSIMO PINNA

Va bene la sicurezza, la salute, la lotta al Covid. Ma tra zone rosse, arancioni e in attesa, magari, di quella gialla, il commercio soffre. In silenzio, con dignità, con voglia di non mollare e di ripartire. Ogni mattina. Ma ci sono cose che, però poi, fanno venire la rabbia.

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E così, i commercianti si sfogano, denunciando alcune incongruenze nelle norme varate di recente (Dpcm) che spesso si trasformano, per loro, in fattori di concorrenza sleale, oltre alla palese incomprensibilità delle stesse, secondo il comune buonsenso.

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E’ il caso di Caterina Cavaliere, commerciante di Lamezia Terme. Che intanto invita tutti “Aiutiamo la nostra economia! Aiutiamo La Calabria!”. E da lametina doc, “Aiutiamo Lamezia Terme! Fate acquisti Locali”. Ed aggiunge, “contro lo spot delle multinazionali che incoraggiano ad anticipare gli acquisti di Natale facendo girare il compra italiano. Io dico “per lo shopping natalizio facciamo una cosa utile a noi e non a chi non paga le tasse in Italia. Chiediamo tutti ad amici e familiare di fare un buono acquisto per un'attività locale che potrebbe essere in difficoltà".

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"Librerie - commenta - ristoranti, parrucchieri, estetisti, teatri, cinema, artigiani, commercianti, qualunque cosa ti interessi o ti serva. Sperando che ciò li aiuti a non chiudere le loro attività. Facciamo girare questo messaggio a tutti i nostri amici. Se ognuno di noi lo fa arrivare a tutti, in poco tempo e migliorare la situazione della nostra economia facendo sì che i soldi delle tredicesime rimangano in Italia. Grazie, anche da parte di quelli che non ce la fanno più”.

Si perché va bene l’ottimismo, ma bisogna essere realisti e vedere, denunciare le cose che non vanno.

“Vorrei tanto capire o qualcuno che sia capace a spiegarmi come un negozio che vende addobbi Natalizi o un negozio di lampadari o un orologiaio siano aperti. Sono beni di prima necessità? Poi per non parlare dei negozi cinesi – denuncia - loro aperti e noi negozianti italiani chiusi!".

"Che dire, applausi a chi decide nello Stato italiano, scusate lo sfogo ma contro certe decisione a dir poco stupide, non mi sono tenuta, non posso e non possiamo - conclude - rimanere silenti in attesa di chiudere le nostre attività”.

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