di CESARE NISTICO'
Il 27 gennaio andrà in aula per essere votata dal Parlamento il Decreto-Legge n.1573 “Disposizioni in materia di partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa”.
Una proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dalla CISL con la raccolta di 440.000 firme, di grande rilevanza sociale in attuazione dell'articolo 46 della Costituzione che così recita: «Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende».
Una grande conquista che si armonizza con il nuovo Codice del Terzo Settore, il D.Lgs. 117 e soprattutto con il suo “gemello”, il n. 112 dello stesso anno (Impresa Sociale).
Nel corso degli ultimi anni da più parti si sono levate voci in tal senso: una di queste è la Carta di Firenze presentata il 25 settembre 2020 al Festival dell'Economia Civile e consegnata al Presidente della Repubblica che con la sua presenza e il suo intervento ha voluto sottolinearne l’importanza. Il documento, firmato da molte personalità di rilievo, si articola su otto punti il primo dei quali è un vero e proprio manifesto. Ecco un estratto dei primi due articoli:
1: «…Sostenere il valore del lavoro e delle persone. Perché l’Economia Civile è uno sguardo sulla realtà economica che affonda le sue radici nella tradizione dell’Umanesimo civile e dell’Illuminismo italiani. … Rifiuta l’idea che si possano trattare le risorse umane al pari di quelle materiali e tecnologiche: l’uomo si realizza con il proprio ingegno, con il lavoro manuale e intellettuale e non può mai venire ridotto a mero fattore di produzione o ingranaggio di un sistema produttivo [...]»
2 «[...] L’impresa capitalistica non è l’unica, né l’esclusiva, né la naturale né la superiore forma d’impresa, anche se le imprese di capitali costituiscono numericamente la maggioranza della popolazione imprenditoriale, sia a livello nazionale che a livello mondiale. Molteplici vecchie e nuove forme di impresa cooperativa la affiancano nell’edificazione del bene comune. Senza imprese – e dunque senza mercato – non c’è né incivilimento né crescita né sviluppo. L’economia civile guarda pertanto con fiducia ed ottimismo ad una nuova tendenza di ibridazione (in una nuova ricchezza e pluralità di forme organizzative) che si affaccia dove sempre più imprese cercano di coniugare profitto ed impatto sociale, creazione di valore economico, dignità e qualità del lavoro e sostenibilità ambientale».
La Chiesa Cattolica ha più volte fatto sentire la propria voce su questo argomento e sono universalmente conosciute le numerose encicliche che si riassumono nella "Dottrina Sociale della Chiesa". Tra le tante mi sembra significativa e in qualche modo originale la Lettera Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI che in alcuni passaggi, qui di seguito riportati, sembra addirittura voler andare oltre il concetto di Terzo Settore, conquista laica, essenzialmente italiana, dell’economia sociale moderna:
«…45. Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico. L’economia, infatti, ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento; … Parla con chiarezza, a questo riguardo, la dottrina sociale della Chiesa, che ricorda come l'economia … è un settore dell'attività umana». (Cita in proposito Paolo VI, Lett. Enc. Populorum Progressio, 14: l.c. 264; Giovanni Paolo II Lett. Enc. Centesimus Annus, 32: Lc., 832-833). «…Considerando le tematiche relative al rapporto tra impresa ed etica, nonché l'evoluzione che il sistema produttivo sta compiendo, sembra che la distinzione finora invalsa tra imprese finalizzate al profitto (profit) e organizzazioni non finalizzate al profitto (non profit) non sia più in grado di dar conto completo della realtà, né di orientare efficacemente il futuro...".
Quest’ultima affermazione sta maturando anche negli ambienti laici dove si comincia a parlare di “etica del capitale” in un sistema sociale dominato dalle lobby dell’alta finanza.
Art. 1 della proposta di legge n. 1573/2023 recante “Disposizioni in materia di partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa”: ”1. La presente legge disciplina la partecipazione gestionale, finanziaria, organizzativa e consultiva dei lavoratori alla gestione, all’organizzazione, ai risultati e alla proprietà delle aziende, in attuazione del l’articolo 46 della Costituzione e nel rispetto dei princìpi e dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e internazionale. Introduce altresì norme fina lizzate all’allargamento e al consolidamento di processi di democrazia economica e di sostenibilità delle imprese”.
*psicologo, esperto programmazione e governance welfare sociosanitario, terzo settore e servizi di prossimità.
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