di GIORGIO CASTELLA
E’ giunto il momento per la classe politica calabrese di sottoporsi a una profonda riflessione, del perché una parte rilevante degli elettori non si reca a votare. Questa crescente disaffezione alle istituzioni democratiche e all’esercizio del voto coinvolge ormai la maggioranza degli elettori, che delusi e sovente offesi da un certo modo di fare politica e di rappresentare le istituzioni, rifiutano di recarsi alle urne.
In vista delle prossime elezioni regionali, il centro-destra affila le armi per riconquistare la Cittadella Regionale e, così come in passato, seleziona e ingaggia, senza troppi scrupoli, candidati in grado di catturare il maggior numero di voti. L’obiettivo non è cosa “fare” e “dare” alla Calabria, ma semplicemente vincere! Non importa la qualità dei candidati, se siano presentabili e capaci, ciò che conta è unicamente il loro bacino di consenso elettorale.
D’altra parte, il Partito Democratico, e il resto dei cespugli della sinistra e del cosiddetto civismo, non sembra preparato alla sfida elettorale, sia sul piano organizzativo, sia su quello programmatico.
La domanda, sempre cara alla sinistra, è nota: “Che fare?”.
Innanzitutto, superare i ritardi e attivare le sedi territoriali, almeno di quelle poche che sono rimaste attive; elaborare una piattaforma programmatica, un “progetto Calabria”; decidere come realizzare questo “progetto”; selezionare i migliori candidati non solo e tanto per i voti ma soprattutto per le idee, i valori di riferimento, le esperienze e le competenze. La formula è la stessa, sia per la scelta dei canditati sia per la scelta del candidato come Presidente della Giunta Regionale.
Le candidature devono essere cristalline, figure oneste, serie e competenti, tenendo fuori opportunisti, trasformisti, arrivisti. Sarebbe il primo segnale forte per la comunità calabrese che rivendica onestà e buona politica. Non serve un candidato a presidente calato dall’alto, la nostra terra esprime uomini e donne in grado di coprire dignitosamente tale incarico. Se ciò avvenisse provocherebbe solo ulteriore indignazione e frustrazione, che sfocerebbe in una rivolta morale se non di repulsione sociale e politica.
I calabresi sono stanchi di subire “giochi di palazzo”, l’elettoralismo fino a se stesso. Essere meridionalisti significa liberare il Sud dalle ruberie di chi si approfitta delle risorse dello Stato. Non basta più essere indignati; non si può più tacere; non si può più ignorare lo sfascio e le fratture sociali e territoriali che attanagliano la vita dei meridionali e dei calabresi. Nessuno ha il diritto di fare accordi nazionali sulla testa dei calabresi. Dovranno essere i calabresi a farsi carico di una nuova prospettiva di sviluppo del territorio.
Non è tempo di liste personali. Serve al contrario una visione, un progetto collettivo di rinascita, ampio ed unitario nell’ambito delle forze di centro-sinistra. Occorre tracciare nuovi orizzonti per la buona politica; i giovani, a cui è stato negato il futuro, dovranno essere gli attori principali della rinascita della Calabria.
Il PD deve essere un partito plurale capace di coinvolgere movimenti culturali portatori di valori sociali, di rappresentare chi non è rappresentato e dare voce a chi non c’è ha. Le forze che si considerano ideologicamente più a sinistra del Partito democratico, come i nuovi partiti comunisti, devono avere il coraggio di aprirsi e non andare da soli. Non è una battaglia di simboli ma di contenuti. Le idee se non trovano rappresentanza adeguata non possono camminare e contribuire a realizzare i progetti di cambiamento. Solo un programma elettorale che ha come base un progetto nuovo di società per la Calabria potrà essere la base per unire sinistra e movimenti.
L’avversario è il centro-destra rappresentato in modo particolare da Salvini e dalla Meloni. Si è veri “rivoluzionari” quando si è uniti perché si crede in un progetto di società diversa, più densa di “anticorpi” per evitare intolleranza, razzismo e violenza, tipici degli ambienti della nuova destra.
Bisogna aprire la campagna elettorale ai cittadini che vogliono essere parte attiva della svolta politica e morale della Calabria. Un grande segnale di sensibilità arriva dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Melissa. Nel ricordare l’occupazione delle terre e l’eccidio dei contadini a Fragalà nel 1949, su un cartellone hanno scritto: “La loro paura più forte era perdere la terra, ma la morte non la temevano perché il loro cuore li portava a combattere per il loro unico amore.” I contadini poveri di Melissa si sono ribellati contro gli agrari per dare una prospettiva di vita ai giovani, hanno lottato a viso aperto pagando un duro prezzo pur di tenere in alto la bandiera della dignità.
Questa bandiera appartiene alle persone oneste e laboriose della nostra terra, che non accettano più che venga calpestata.
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