di AURELIO FULCINITI
La campagna elettorale entra nella sua ultima settimana e si configura senz’altro come una delle più ricche di spunti e di sicuro come la più “potabile” degli ultimi venticinque anni. La parola usata per definirla non è adoperata a caso, ma con piena cognizione di causa, in quanto si arriva da competizioni elettorali del passato scialbe, con personalità modeste in campo ed in vari casi all’insegna del clientelismo più becero. Campagne elettorali con un’eco mediatica – anche a livello nazionale – che le ha rese reali come una vignetta di Forattini e realistiche come i disegni del giornale satirico dei primi del Novecento L’Asino di Podrecca e Galantara. Il fatto che si ritragga la politica cittadina utilizzando – e qui sono stati fatti due esempi storici a caso – il paragone con la satira più feroce e cattiva lascia intendere con chiarezza quale tipo di espressione politica quest’ultima competizione elettorale abbia portato in eredità dal recente passato.
Ma stavolta abbiamo assistito a un clima diverso: nessuna trasmissione televisiva dai facili scandalismi o pronta a buttare fango è venuta qui a bivaccare per cercare di mostrare il paggio agli italiani. Sicuramente in questo ha aiutato un generale clima di compostezza – a parte le baruffe dialettiche d’ordinanza che guai se non ci fossero – da parte dei candidati nelle liste o di quelli a sindaco. Scene o eventi beceri non ne abbiamo visti, semmai tutt’al più qualche tentativo di giustificazione da parte di uscenti vari.
In generale, si è trattato finora di una gara fra i sei candidati a sindaco che, seguendo un’impostazione super partes, si possono dividere in varie categorie. E si inizia dal candidato che aspira al ruolo dell’asso piglia tutto e non perde mai l’occasione di sottolineare la quantità esagerata di liste e candidati che si porta dietro, senza badare alla provenienza e allo spessore degli aspiranti consiglieri, come se questi fossero dettagli trascurabili, con partiti e movimenti al seguito che tirano fuori “doppie cifre” come se piovesse. Ma dopo passiamo ai candidati del centrosinistra “ufficiale” e del centrodestra “non ufficiale”, i primi aghi della bilancia, che hanno puntato sulla qualità e lo spessore umano, professionale e morale dei candidati in lista, favorendo un reale cambiamento dei volti, dei nomi e delle personalità, oltre a muoversi realmente fra la gente, i quartieri e le categorie che compongono il tessuto cittadino, in modo da privilegiare il contatto diretto rispetto ai pacchetti di voti. A questi aggiungiamo un’autorevole candidatura della destra, che raccoglie consensi soprattutto dal versante del proprio prestigio personale, unito all’incisività di un voto “di tradizione ideale”. E c’è da passare al candidato che raccoglie tutta la sinistra più antagonista e dissidente. Ma non poteva mancare nemmeno il candidato “indipendente” (se vogliamo anche troppo…)
Sono elezioni dove è difficile ipotizzare un risultato - checché ne dica qualcuno – ma c’è solo da aspettare, ovviamente fra non molto tempo.
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