di ANTONIO CANNONE
A Lamezia Terme in queste ore si discute molto della sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ha confermato lo scioglimento del Comune per condizionamenti della criminalità organizzata.
Si discute in particolare sulla composizione delle liste, sui candidati e sulla loro "integrità" morale per non incorrere ancora negli stessi errori del passato. Memori di tre scioglimenti comunali per mafia (i precedenti nel 1991 e nel 2001), i lametini sono molto preoccupati di come partiti e movimenti affronteranno la campagna elettorale e come, soprattutto, comporranno le liste.
La città è davvero stanca di essere rappresentate da persone che prima si presentano col vestito elegante, con programmi apparentemente vicini alla gente, con slogan che ammaliano e poi finiscono per privilegiare interessi di pochi e lo fanno anche in spregio alle leggi e contro la collettività. Un sentimento di scoramento pervade la stragrande maggioranza dei cittadini di Lamezia che non si fidano più di chi poi tradisce non solo il mandato affidatogli ma l'immagine stessa della comunità.
Tanto è vero ciò, che anche nella sentenza del Consiglio di Stato, c'è un passaggio e un forte richiamo (che riportiamo) diretto proprio ai futuri amministratori "avvisandoli" a tenere un atteggiamento consono e rispettoso della Costituzione e degli obblighi morali, civili, etici nei confronti dei cittadini-elettori e di recidere qualsiasi rapporto con il potere mafioso.
Il passaggio della sentenza che ammonisce i futuri amministratori
"Ogni futura azione politica e amministrativa, che risulterà dall’esito delle prossime elezioni, dovrà recidere qualsiasi rapporto, qualsiasi compromesso con il potere mafioso, senza scendere a patti con esso per convenienza o connivenza o mero timore, se vorrà essere autenticamente rispettosa del principio democratico, che anima la Costituzione (art.1, comma secondo) nelle forme e nei limiti da essa previsti, pena, altrimenti, la dissoluzione del consiglio comunale ai sensi dell’art. 143, comma 1, del Tuel, quale necessaria extrema ratio a tutela dell’ordinamento costituzionale e dei suoi più basilari valori, la dignità e la libertà della persona, dai quali nemmeno una volontà popolare, inquinata dalla minaccia o dalla corruzione mafiosa, o l’accordo tra politica e mafia può decampare, poiché questa dignità e questa libertà, valori irrinunciabili per chiunque, costituiscono il fondamento, ma anche il limite di questa volontà in un ordinamento non solo formalmente, ma autenticamente democratico".
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