I candidati delle coalizioni e dei partiti nei collegi uninominali e plurinominali, che Coldiretti Calabria ha incontrato nella propria sede a Lamezia Terme, si sono impegnati, sottoscrivendoli, a realizzare entro i primi 100 giorni di governo, le cinque priorità proposte da Coldiretti. Il Presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto, alla presenza di dirigenti e soci, ha illustrato i punti che sono, nel breve-medio periodo il cuore pulsante dell’agricoltura ed agroalimentare. I punti sottoscritti sono i seguenti:
La prossima legge di bilancio dovrà sostenere il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventata la prima ricchezza del Paese, occupando 4 milioni di persone, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione. Misure indispensabili anche per fronteggiare il drammatico aumento dei costi, con punte del +250%. Serve un unico punto di riferimento istituzionale: il Ministero dell’agroalimentare. Occorre investire sui contratti di filiera e sulla massima applicazione della norma contro le pratiche sleali, per difendere agricoltori e cittadini dalla speculazione.
Sulla Politica agricola comune occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive, tanto più vitali in un momento dove la guerra in Ucraina ha mostrato tutta la strategicità del cibo e la necessità per il Paese di assicurarsi la sovranità alimentare.
In Europa serve un netto NO contro il Nutriscore e i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Serve al contrario l’obbligo di indicare l’origine in etichetta su tutti gli alimenti per garantire massima trasparenza ai consumatori. Ma una minaccia letale per l’agricoltura e la salute dei consumatori viene anche dal cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche. Un attacco alle stalle e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo che, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità”, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Così come va sempre ribadito il principio di reciprocità negli accordi commerciali e non si può accettare il trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e ad aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee.
Lo sforzo di modernizzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura italiana e dell’intero Paese non può fare a meno del Pnrr, dove serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile. Sono risorse chiave per la sovranità alimentare ed energetica del nostro Paese. Dopo la pubblicazione del bando per il sostegno ai contratti di filiera serve accelerare anche su quello del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e abitazioni rurali senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese.
Allo stesso modo, il bando sulla logistica è fondamentale per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi europei.
4) Bisogna dare risposte alle decine di migliaia di aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato dai 2,3 milioni di cinghiali proliferati senza alcun controllo, che mettono a rischio anche la sicurezza dei cittadini. Serve un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992 e ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. Non c’è più tempo per le promesse, servono i fatti!
5) La drammatica siccità che stiamo vivendo è il risultato degli stravolgimenti climatici ma anche di una mancanza di programmazione nella gestione delle risorse idriche. Sono passati cinque anni dalla presentazione del progetto di Coldiretti per la realizzazione dei bacini di accumulo, che avrebbero garantito acqua a famiglie e imprese e prodotto energia pulita. Il tempo perso ci è costato più di 7 miliardi di euro. Raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana, dobbiamo arrivare al 50%! Una rete di invasi per catturare l’acqua quando cade e distribuirla quando non c’è deve essere una priorità per il Paese. “La capacità di resilienza e rinascita delle aziende agricole,agroalimentari e zootecniche – ha chiosato Aceto - dipenderà dalle misure rapide e concrete che verranno messe in campo dalla nuova classe politica che scaturirà dal verdetto delle urne dopo il 25 settembre.
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