di ROBERTO RIZZA
L’avvicinamento alle prossime elezioni amministrative è per ora segnato dalle stesse logiche che hanno contrassegnato la politica cittadina degli ultimi venti anni e che hanno prodotto una città economicamente e socialmente depressa, priva di rappresentanza politica e mortificata. La discussione al riguardo è sommessa, per tener lontana l’opinione pubblica, e riservata a pochi, per evitare ogni possibile novità.
Questo accade dopo tutto quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, nel corso dei quali il nostro sistema è stato messo a nudo nella propria totale incapacità, e nel momento in cui, dalla transizione digitale a quella ecologica, dagli investimenti nella cultura all'edilizia pubblica, dagli asili nido al sostegno agli anziani, i comuni sono chiamati ad amministrare quasi cinquanta miliardi di euro come soggetti attuatori del Pnrr.
Io penso che tutto questo non sia più tollerabile, che non sia più possibile far finta di nulla e che su questo debba aprirsi, il prima possibile, una discussione costruttiva che coinvolga tutta la città.
La nostra politica sta dando uno spettacolo indegno in un momento importantissimo per la nostra città e per l’intero Paese.
Anziché invitare tutti i cittadini ad un rinnovato impegno pubblico, amministratori in carica o ex, funzionari pubblici e dirigenti di partito in questi giorni sono impegnati nella più becera, priva di ragioni e spasmodica ricerca di candidati. In tutto questo poco importa che non si parli di programmi, di proposte, di idee, di servizi, di infrastrutture, di cercare soluzioni valide per risolvere la vergogna in atto al porto o nelle periferie abbandonate; l’importante per molti, oggi, nel post elezioni regionali che hanno registrato la “caduta” di tanti favoriti e nel dopo-Abramo, è la ricerca di nuovi equilibri. Nulla più.
Siamo al punto più basso. Più in basso nella scala del disinteresse per il destino comune della nostra città.
Le prossime elezioni comunali non possono essere un tabù e non possono essere più argomento esclusivo dei soliti. Parlarne, al contrario, deve essere una responsabilità collettiva, a tratti un obbligo.
Se non ora, nel momento in cui la città è chiamata a decidere il proprio futuro, quando dovremmo affrontare i temi più importanti e pensare una prospettiva politica capace di andare ben oltre i confini del Sansinato?
Io penso che ognuno di noi, oggi, sia chiamato alla ricerca del proprio tempo e della propria responsabilità in una città ostile e alienata.
Per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, farò il possibile, senza alcun calcolo, affinché Catanzaro possa essere anche poco più critica e per cercare di riaffermare il primato della politica a spese del piccolo cabotaggio elettoralistico e partitocratico.
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