"Il prossimo 25 settembre gli italiani saranno chiamati a decidere in modo democratico chi dovrà governare la nazione, con la consapevolezza che il prossimo autunno sarà molto difficile per via di un quadro economico fortemente condizionato dall’aumento del costo di generi alimentari, bollette energetiche e carburante. La spesa di cittadini e famiglie conoscerà inevitabilmente una ulteriore contrazione che metterà in difficoltà imprese e commercianti.
Uno scenario dove a farla da padrona sarà inevitabilmente l’inflazione che ha già raggiunto percentuali storiche.
Occorrerà molto coraggio per uscire da un pericoloso pantano economico accompagnato da una nuova visione sistemica capace di valorizzare l’unica forza capace di dare respiro a famiglie ed imprese. Il lavoro!"
Così, in una nota, Pierpaolo Pisano Responsabile Regionale Dip. Lavoro FDI.
"Chi lavora in Italia -continua la nota- sta assistendo progressivamente alla riduzione del suo potere di acquisto. È giusto partire da quella che è la fotografia attuale del mondo del lavoro.
Il 43% dei lavoratori under 35 guadagnano meno di mille euro al mese (fonte Eures). L’Italia è il quarto paese europeo per povertà dei lavoratori preceduto solo da Romania, Spagna e Lussemburgo ( Fonte openpolis).
In Italia il 23% di chi lavora percepisce meno di 780,00 euro, quindi uno stipendio inferiore a chi percepisce il reddito di cittadinanza (Fonte Inps).
Tanta precarietà, ancora molta discriminazione di genere ed enorme difficoltà da parte dei giovani di socializzare con il mondo del lavoro. Pochi dati che tuttavia dettagliano in modo inequivocabile il bisogno di un cambio di direzione.
Per tali ragioni sicuramente occorre una riforma fiscale del lavoro finalizzata a ridurre la tassazione per quelle imprese che si rendono disponibili ad assumere nuovi lavoratori. Abbassare il cuneo fiscale è prioritario per aumentare gli stipendi dei lavoratori. Evitare il più possibile gli interventi a pioggia favorendo di contro quelli mirati capaci di garantire solide prospettive di crescita.
Dovranno essere potenziati gli organi di controllo ispettivi a garanzia del rispetto delle regole. Così come dovrà essere concepita una nuova centralità degli uffici per l’impiego favorendo l’implementazione di politiche attive del lavoro.
Nel pensare un nuovo modello di socializzazione con il mondo del lavoro sarà imprescindibile e prezioso il ruolo di tutta la rete formativa a partire dalla scuola. Spesso abbiamo assistito a modelli di alternanza scuola lavoro concepiti male e per tali ragioni destinati al fallimento. Scuole ed Università dovranno avere un ruolo da protagoniste specialmente nel rapporto con le imprese dei territori nei quali operano.
Cambiare direzione vorrà dire anche attivare modelli partecipativi che vedano i lavoratori con i loro rappresentanti, pienamente coinvolti negli scenari decisionali ed organizzativi aziendali.
Solo alcuni spunti per un’agenda di governo che metta al centro il lavoro ripensandolo come mezzo e non come fine.
Il lavoro come strumento di emancipazione sociale e volano economico. Solo attraverso il lavoro, di qualità, stabile ed accompagnato da processi formativi capaci di interpretare i fabbisogni settoriali e di filiera, la nazione potrà invertire economicamente rotta creando un nuovo benessere concepito all’interno di una politica economica che sia nel contempo sociale e di mercato".
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