di MARILINA INTRIERI
L’imminente presentazione delle liste segna l’avvio formale della corsa per la guida della Regione Calabria. A contendersi la presidenza saranno soprattutto due figure: Roberto Occhiuto, presidente uscente e candidato del centrodestra, e Pasquale Tridico, economista ed europarlamentare scelto dal campo largo progressista.
La sfida si concentra su un bivio politico chiaro: rafforzare la continuità o puntare sul cambiamento.
Occhiuto si ripresenta con il sostegno di una coalizione ampia che va da Forza Italia a Fratelli d’Italia e Lega, ci sarà, forse, anche una lista dell’udc. Rivendica il lavoro fatto negli ultimi anni e invita a non interrompere un percorso di stabilità amministrativa e di centralità istituzionale. Il Ponte sullo Stretto, per lui, è più di un’opera: «È un’infrastruttura strategica, ha dichiarato, che può spezzare l’isolamento e ridare centralità al Sud».
Tridico, sostenuto da Pd, M5S e altre sigle del centrosinistra, propone invece una rottura con il passato. La sua agenda è in dieci punti ma la vera novità è l’impostazione culturale:la sua candidatura richiama l’anima originaria del grillismo, nata in contrapposizione radicale alla politica tradizionale.
Tra le misure simbolo c’è il reddito regionale di dignità (RDD), un progetto ambizioso ma difficilmente realizzabile in una regione come la Calabria, con risorse limitate e un bilancio sotto pressione, uno strumento che appare insostenibile.
Sul Ponte, la sua posizione è speculare a quella di Occhiuto. «Una grande illusione propagandistica, ha detto, le vere priorità sono ospedali, trasporti e scuole». Un’affermazione che colpisce l’immaginario, ma che porta con sé un limite evidente:
i fondi destinati alle grandi opere come il Ponte hanno vincoli specifici e, semplicemente, non possono essere dirottati verso sanità o istruzione.
Ad alimentare il confronto c’è la polemica sulla possibile candidatura della filosofa Donatella Di Cesare. Tridico ha denunciato «attacchi intimidatori», sostenendo che si è
tentato di colpire una cittadina libera e indipendente prima ancora che il suo nome fosse ufficializzato nelle liste. Il centrodestra e pezzi di società hanno invece criticato sue posizioni passate, citando vecchie dichiarazioni considerate divisive, in particolare sul tema del terrorismo, per metterne in dubbio l’idoneità a una candidatura pubblica. L’episodio rivela il rischio di una campagna che si sposta dal confronto sui programmi alla delegittimazione personale, segnalando una fragilità di fondo del dibattito politico calabrese.
Alla fine, il confronto tra Occhiuto e Tridico non è soltanto tra due candidati, ma tra due narrazioni. Occhiuto chiede ai calabresi di non interrompere il percorso iniziato, facendo leva sulla forza di una coalizione ampia e sull’esperienza di governo. Tridico propone invece di voltare pagina, portando con sé la matrice di un movimento nato per contestare l’establishment e una visione che punta un’idea diversa di sviluppo.
Il 5 e 6 ottobre gli elettori saranno chiamati a decidere se affidarsi alla stabilità o scommettere sulla discontinuità. Una scelta che non riguarda soltanto il futuro della Calabria, ma che avrà riflessi anche sugli equilibri politici dell’intero Mezzogiorno.
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