Elezioni regionali, le prime proposte Uncem ai candidati

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  02 settembre 2025 15:24


Le prime proposte Uncem per la composizione delle liste e la costruzione dei programmi elettorali.
Sette Regioni italiane al voto. Una tornata elettorale importante, in autunno, con tempi diversi.
Uncem lavora da sempre a fianco delle Istituzioni. Tutte. Senza alcuna distinzione tra colori, partiti, idee, proposte. Lavoriamo per Unire. Perché è la Montagna a unire. E Uncem è “Casa della montagna”, per tutti e tutte.
Uncem sarà sui territori, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi verso le urne. Per presentare, nell’ambito del Rapporto Montagne Italia 2025, specifiche “piattaforme” di proposte per le Regioni al voto. Incontri pubblici, con tutti i Candidati e le Candidate, con i Sindaci, le Amministrazioni locali, i rappresentanti di Associazioni, imprese, sindacati, datoriali.
Tutti in dialogo. Non lo fa quasi nessuno. Questa è vera “campagna elettorale”. Che va oltre le divisioni, evidenzia le idee, le mette in dialogo. Si vince così.
Si aprono infatti intense campagne elettorali. Uncem vuole esserci. Non certo per pendere da una parte o dall’altra. Non è questo il punto. Per portare idee, proposte, strategie, voci, far dialogare e mettere in relazione, anche quello che è più lontano, difficile, incompreso. Vinciamo le solitudini, vero male della politica che non è più vera.
In questi giorni si definiscono liste, apparentamenti, Candidate e Candidati. Su questo lanciamo un primo messaggio alle Regioni al voto, ai Partiti, “a chi sceglie”. Perché la Rappresentanza adeguata nelle Aule dei Consigli regionali è Costituzione ed è Democrazia. Si deve scegliere bene.
Con un primo punto. Siamo noi, Comuni ed Enti locali, Comunità montane e Unioni montane di Comuni, che dobbiamo unire le forze, superare i municipalismi, le piccole polemiche nei consigli comunali, le contrapposizioni, le banalità, le beghe da cortile. Dobbiamo guardare a progetti più
1grandi e più ampi. Bisogna passare dall’"io" dei singoli comuni al "NOI" dei Comuni uniti, così da essere politicamente preparati, svegli, intelligenti, protagonisti. Allo stesso modo, dobbiamo presentarci compatti davanti al Governo, ai Parlamentari, alla Regione, anche con piattaforme più chiare di proposte, di richieste, di sfide e di istanze.
Un secondo punto. Fondamentale.
Candidiamo, candidate, le persone giuste. Ci sono molti Sindaci e Amministratori - e non solo! - di tutti gli schieramenti, con diverse tessere di partito, o senza tessere, ma efficaci e appassionati, preparati, con grande esperienza. Molto bene se hanno idee diverse! Sono di recente nate delle interessanti Reti, di persone impegnate, che vogliono prepararsi, mettersi in gioco, studiano e ascoltando. Si scelgano le e i preparati, capacità di analisi, di approfondimento, di “fare ponti e non muri”, di unire e generare coesione. Scelte vere, non solo figure di bandiera.
Non dovrebbe interessare un candidato solo perché rappresenta un simbolo o perché "porta preferenze": dovrebbe contare il suo essere una persona competente, con esperienza amministrativa, capace di rappresentare il territorio in Consiglio regionale. Tutti i territori. Anche le aree meno densamente popolate. Altrimenti, intere aree continueranno a essere sotto-
rappresentate, e questo è un grande problema per l’Italia e in particolare nelle Regioni al voto.
Occorre vengano individuate persone in grado di ottenere consenso reale, non solo qualche voto sparso. Sappiamo bene che i collegi elettorale e tutte le leggi elettorali sono disegnate e costruite in base alle concentrazioni di voti, e questo penalizza le aree montane e rurali delle regioni e del Paese. I territori siano capaci di esprimere figure adeguate, evitando di basarsi su
un consenso effimero. Occorre che i Partiti facciano la loro parte, riconoscendo che la questione della rappresentanza è decisiva per la qualità della Democrazia. Nuova rappresentazione della Montagna, ma anche nuova decisiva Rappresentanza.
C’è un terzo punto che richiede secondo Uncem attenzione.
La crisi internazionale, le guerre alle porte dell’Europa, le contrazioni economiche e le difficoltà finanziarie per molti cittadini, con una crescente povertà e richieste di assistenza in aumento, la diminuzione dei votanti, il distacco dei cittadini dalle Istituzioni, chiedono alla “Politica”, alle
Istituzioni regionali in questo caso, di superare steccati e “andare oltre”. Nella Fraternità, valore politico che ereditiamo dalla Rivoluzione francese. Necessario oggi. I Partiti possono costruire percorsi distinti, ma comunque nel dialogo, inquadrando il molto che unisce piuttosto che il poco che divide. Dare una nuova testimonianza di impegno. Autentica e reale. Non effimera.
Vera. Questo è anche il senso vero dell’impegno Uncem nel far dialogare i Candidati e le Candidate alle regionali con Sindaci, Amministratori, pezzi di Terzo settore organizzato, imprese, Datoriali. Far prevalere impegni trasversali, e non dei compromessi sterili, far prevalere obiettivi concreti, misurazione di risultati, strategie di sviluppo locale che fanno bene alle aree
montane e che diventano strumenti di crescita per l’intera regione. Oltre i campanilismi e oltre i municipalismi. Oltre le solitudini di chi si candidata, di chi viene eletto, di chi vota, di chi ha impegni e responsabilità. Si vince nel NOI. È un salto di qualità necessario che la campagna elettorale deve aprire.

UNCEM propone alle Regioni – ai Partiti che compongono i programmi - verso il voto:

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1. Una Politica regionale che promuova il diritto al lavoro e la sua qualità, assicuri la parità dei servizi, realizzi un significativo riequilibrio dei redditi nelle zone montane.

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2. Una Politica di promozione e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, delle foreste e delle aree agricole, fondata sulla ricerca di un’elevata qualità della vita.
3. Una Democrazia sostanziale e partecipata, in cui le scelte siano libere, in cui sia reale la possibilità della rappresentanza di tutte le aree del territorio e in cui l’azione politica sia un servizio reso alla collettività.

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4. Una Società che, valorizzando la propria identità storica, accolga tutte le differenze e
promuova una cultura plurale che non si riduca al solo attuale modello urbano-centrico.

5. Un’Economia dinamica e solida che sappia valorizzare e promuovere l’iniziativa e lo spirito d’impresa delle realtà montane attraverso una diversificazione legislativa che tenga in considerazione l’alterità delle montagne appenniniche e alpine. Con investimenti e soluzioni normative adeguate, permanenti, non occasionali.
Cinque parole chiave che siano filo rosso dei programmi elettorali.

Autonomia: responsabilità civile ed amministrativa, sobrietà, cooperazione, solidarietà.
Autonomia nelle forme di autogoverno, che partendo dal diritto di esistenza delle municipalità, conviene che l’esistenza di strumenti sovracomunali siano l’unico strumento possibile per le politiche di sviluppo montano e di ottimizzazione ed efficienza dei servizi resi ai cittadini.

Libertà: di costruire un progetto d’insieme per il proprio territorio. Temi come ambiente,
agricoltura, allevamento, silvicoltura declinati alle specificità montane devono essere elementi centrali di un piano strategico che riporti economia e presenza umana nelle zone montane. Comunità vive. Libertà culturale e identitaria per ricostruire un processo politico collettivo.

Partecipazione: le comunità devono poter prendere parte al processo di crescita del proprio territorio ed essere parte di una comunità attiva in questo impegno. Per poter fare questo si deve pervenire a una rappresentanza politica che consideri che, oltre agli abitanti, pure il territorio va governato in tutte le sue specificità fisiche, a vantaggio anche della pianura che
riconosce ai territori montani i servizi ecosistemici-ambientali erogati. Un patto nuovo con le città.

Energia: la valorizzazione delle risorse endogene (acqua, foreste, aria) della montagna deve passare attraverso le Istituzioni della montagna, declinata in concetti di sostenibilità economica,
sostenibilità ambientale e prossimità territoriale. Gli strumenti istituzionali che governano la montagna devono essere messi nelle condizioni di poter costruire il proprio sviluppo.

Sussidiarietà: secondo il dettame costituzionale della leale collaborazione tra gli Enti, attraverso la costruzione di un sistema di interazione nel quale non vi sia nessun atteggiamento egemone
da parte delle istituzioni sovraordinate ma un rapporto funzionale che permetta di rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini all’interno di un costante rapporto con gli stessi, specie in fase decisionale.

Dobbiamo essere capaci di costruire coesione e non divisione. Troppo spesso, invece, come Amministratori locali scarichiamo la responsabilità altrove e non riusciamo, noi per primi, a interpretare le sfide e le urgenze. Questa campagna elettorale ci spinga a cambiare passo.
Questo significa anche superare le fragilità del campanilismo. Il municipalismo è un problema serio, più grave di una frase mal scritta in un piano sulle aree interne o sullo spopolamento del Mezzogiorno. Questi mesi verso le elezioni regionali aiutino a ripensare come le Autonomie stanno nell’Autonomia, nel Paese più unito.

In conclusione. Le Regioni al voto siano modello nelle politiche per la sostenibilità e
l’innovazione. Costruiscano un sistema istituzionale di Enti locali efficace. Puntiamo
con loro su lavoro forte, insieme, dei Comuni.
Per spendere efficacemente le risorse disponibili, in politiche di sviluppo durature e
strutturali. Cerchiamo sempre il dialogo.
Crediamo insieme nella Strategia delle Green community, con la Strategia
forestale, la Strategia per le Montagne, la Strategia delle Aree interne, generando
lavoro insieme tra Enti locali. Credendo che transizione energetica ed ecologica si
fanno “nel NOI”.
Le Regioni verso il voto costruiscano il dialogo tra grandi città, aree della costa,
piccoli Comuni, zone montane. Interazione è forza. I Sindaci crescano nella stima
e nella fiducia, si vedano “nuovi”, costruiscano unità e sinergie. Lavorino insieme imparando e crescendo reciprocamente. Usino i mesi di campagna elettorale per rappresentare con positività le urgenze e le necessità.
Le Regioni – non con progetti una tantum e non solo con “buone pratiche” -
sostengano chi vive e lavora o studia nei piccoli Comuni e nelle zone montane.
Comunità vive, prima di tutto. Comunità vive! Con investimenti e nuova fiscalità
differenziata, peculiare, superando svantaggi e disuguaglianze.
La Regione verso il voto scelga futuro, punti sui giovani. Generi fiducia, ascoltando
gli Amministratori locali, i Sindaci, superando ideologie e frammentazioni
politiche, per unire.

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