Emergenza denatalità in Calabria: la denuncia della Società Italiana di Neonatologia

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images Emergenza denatalità in Calabria: la denuncia della Società  Italiana di Neonatologia

  23 ottobre 2021 13:23

La  riduzione delle nascite che si è verificata nell’ultimo decennio è un’ emergenza nazionale.

Tale denuncia è emersa  durante i lavori del congresso nazionale della Società Italiana di Neonatologia (SIN)  che si è appena concluso a Roma. Nel 2020 in Italia, infatti, sono nati appena 404 mila bambini, 16 mila in meno rispetto al 2019, il 30% in meno rispetto al 2008. E per il 2021 si prevede un’ulteriore contrazione delle nascite.

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 In Calabria sono 13318 i neonati del 2020, contro i 13950 del 2019, dati in costante discesa, concordanti con quelli nazionali.

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L’incertezza del futuro, psicologica oltre che economica, correlata alla pandemia ha dato il colpo di grazia a questa forte riduzione delle nascite.  

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Una società senza nascite è una società senza futuro, come ricorda il motto della SIN: “ il neonato è al centro del futuro”.

 

Durante la cerimonia inaugurale anche la sezione calabrese della SIN,  rappresentata dalla dott.ssa Maria Lucente- presidente della sezione regionale della società italiana di Neonatologia (SIN) e Direttore della Patologia Neonatale e TIN dell’azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro-,  ha ricevuto un riconoscimento per l’attività svolta  e la fattiva collaborazione alla rete nazionale.

 

Altro importante argomento al centro del congresso, è stata la revisione del percorso nascita alla luce della denatalità e della carenza di medici specialisti in pediatria e neonatologia, secondo i Requisiti Organizzativi per l’ Assistenza Perinatale  descritti nel “Libro Rosso” e nel documento degli Standard Europei per le Cure Neonatali,  entrambi prodotti  dalla Società Italiana di Neonatologia.

Questi criteri indentificano negli adeguati volumi di attività la garanzia per la qualità delle prestazioni sanitarie nell’area materno–infantile.   Per la nostra regione questo implica la ricognizione dell’esistente, la revisione e l’ aggiornamento degli standard organizzativi (con ridefinizione e condivisione dei livelli di cura) in termini di risorse strutturali, tecnologiche ed umane.

La riorganizzazione, quindi, comporta la corretta allocazione delle risorse, attrezzature e personale,  in base all’ attività;   implica la  chiusura dei punti nascita con meno di 500 nati all’anno, la ridistribuzione dell’organico nelle singole ASP in base ai volumi di attività, l’impossibilità di mantenere in attività  Terapie Intensive Neonatali con meno di 25 nati/anno di peso al di sotto di  1500 g e di 32 settimane. Riorganizzare a partire dal concepimento attraverso il controllo ostetrico delle gravidanze, separando le gravidanze fisologiche dalle gravidanze a rischio.

 Oggi i progressi dell’assistenza alla gravidanza e alla nascita,  grazie all’impegno e al lavoro di tanti ostetrici e neonatologi calabresi, hanno fatto ridurre il tasso di mortalità neonatale anche in Calabria, dove resta comunque ancora sempre più alto della media nazionale.  E si è visto che tale tasso  risente fortemente del divario socio-economico tra le regioni del  nord e quelle del sud .

L’adeguamento degli standard organizzativi a quelli nazionali ed europei e la centralizzazione  delle nascite da gravidanze a rischio negli ospedali HUB della regione, sono  il presupposto per la riduzione ulteriore della mortalità neonatale e per il miglioramnto dell’assistenza materno-infantile.

 

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