di PAOLO CRISTOFARO
In testa il duro lavoro per fermare il Coronavirus, nel cuore la Calabria. Si chiama Emilio Scalise il medico, di origini calabresi (precisamente di Platania), che a Roma lavora in prima linea dove si cerca di fermare il contagio. Da poco più di due mesi è entrato nel gruppo che ha coordinato l'allestimento ed i percorsi dell'Area di Alto Isolamento dello Spallanzani dedicata alla sperimentazioni del vaccino. Dopo gli studi universitari.alla Sapienza di Roma ed un'esperienza formativa in diversi ospedali romani, per quasi 20 anni ha lavorato presso la Direzione Sanitaria del Policlinico Universitario Umberto I. Oltre all'esperienza maturata nell'ambito dell'emergenza sanitaria e nei Percorsi clinico-assistenziali, ha realizzato nel Policlinico il modello di week hospital nell'area chirurgica.
Docente in Pedagogia medica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Sapienza, si è recentemente specializzato anche in psicoterapia. Quest'ultima competenza è stata utile nella prima selezione dei volontari al vaccino, collaborando con i clinici sperimentatori dello Spallanzani. La volontà di mettere a disposizione la propria competenza mettendosi in gioco ripartendo da zero, vincendo un concorso pubblico, per dare il proprio contributo ai colleghi dello Spallanzani che con sacrificio hanno affrontato l'emergenza Covid.
"Un tipico tratto caratteristico della gente di Calabria", spiega Scalise. Umiltà, associata all'altruismo, con caparbia determinazione a raggiungere i propri obiettivi con sacrificio. "Dottore Emilio", così viene chiamato dai tanti che a Platania piccolo paesino di collina, dove è nato e dove è sepolto suo padre Vittorio, lo ricordano fanciullo, trascorrere i famosi tre mesi estivi delle vacanze scolastiche proveniente da Roma. "Ogni occasione è buona per tornare in Calabria", spiega Scalise, "anche per pochi giorni, perché mia figlia, Yvonne di 10 anni, definisce il nostro mare 'il mare vero'. Una tradizione di famiglia: la Calabria nel cuore".
E allo Spallanzani inizierà il 24 agosto la sperimentazione del vaccino italiano candidato a fermare il Covid-19. I medici cercano volontari sani, di ambo i sessi, di età compresa tra i 18 e i 55 anni e tra i 65 e gli 85 anni, iscritti al Servizio sanitario nazionale, che non abbiano partecipato ad altri studi clinici negli ultimi 12 mesi e che non abbiano contratto Covid-19. Una visita preliminare stabilirà lo stato di salute del candidato volontario e, se idoneo, altre 8 visite nel corso di 7 mesi seguiranno lo stato di salute. La durata di ciascuna visita è di circa 30 minuti. Il giorno della vaccinazione sarà chiesto di restare in osservazione per circa 4 ore. Per il tempo e l’impegno richiesto è prevista un’indennità adeguata alle leggi in vigore.
Il vaccino da sperimentare, il GRAd-CoV2, è stato realizzato con finanziamento di 8 milioni, 3 dal Ministero della Ricerca e 5 dalla Regione Lazio, ed è stato prodotto dalla società di biotecnologia "ReiThera" di Castel Romano, il vaccino utilizza la tecnologia del vettore virale non-replicativo e risulta quindi incapace di produrre contagio per l'uomo.
"Ho passato tutta l’infanzia in Calabria", ci spiega Scalise. "Sono molto legato alla nostra terra. Dopo aver studiato sono diventato dirigente medico dell'Umberto I, a Roma. Per questa emergenza ho partecipato ad un concorso pubblico e da circa 2 mesi sto collaborando con lo Spallanzani. Mi sono occupato dell'allestimento dell’area d'isolamento per il vaccino", racconta. "L'adesione c'è già ed è tanta. Riceviamo tanta solidarietà. Sono molti anche i medici che hanno dato la loro adesione, che si sono offerti per la sperimentazione. Non c’è un numero prestabilito di volontari da raggiungere, ma ci stiamo impegnando", sottolinea Scalise, che mentre lavora, con impegno e dedizione, porta nel cuore il mare e le colline della Calabria.
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