Energie rinnovabili, l'economista Walter Frangipane: "Sono il futuro della produzione mondiale di elettricità"

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Walter Frangipane
  07 gennaio 2022 10:04

di WALTER FRANGIPANE*

"Le energie rinnovabili, di cui si sente oramai parlare più spesso al giorno d’oggi, rappresentano non tanto il presente, quanto e sopra tutto il futuro della produzione mondiale delle fonti di elettricità. Il termine rinnovabile, infatti, sta ad indicare ciò per cui questo particolare tipo di energia è, e che potrebbe essere, peraltro, disponibile in quantità illimitate, anche perché alcuni tipi di energia si rinnovano ripetutamente, si riproducono autonomamente in natura, senza alcun intervento dell’uomo. Così il sole, il vento, il movimento dell’acqua, il calore stesso della terra, che sono tutti elementi della natura, possono produrre energia rinnovabile, cioè elettricità diversa da quell’elettricità prodotta da fonti tradizionali, per cui i livelli di emissione di anidride carbonica vengono considerevolmente abbattuti.

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Tutti i paesi del mondo rappresentano l’esigenza di produrre sempre più energia rinnovabile e di abbandonare le fonti convenzionali. Secondo uno studio effettato dalla “International Renewable Energy Agency” (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili) di Abu Dhabi, che ha la finalità di incoraggiare l’adozione e l’utilizzo crescente e generalizzato delle energie rinnovabili in una prospettiva di sviluppo sostenibile, le energie rinnovabili hanno rappresentato fino al 2020 i tre quarti della capacità energetica mondiale, ma oggi l’energia verde costituisce più di un terzo della produzione totale di elettricità. Naturalmente le rinnovabili sono destinate a diventare la fonte di energia elettrica più vantaggiosa per il pianeta e per lo sviluppo economico. In effetti le energie rinnovabili, se prodotte grazie a una visione integrata che abbracci la complessa catena del valore, dal sito produttivo ai fornitori di servizi e di beni, con l’intento di attenuare molto gli impatti sui territori e sulle diverse comunità locali, possono diventare veramente totalmente sostenibili.

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Ma cos’è realmente una fonte di energia rinnovabile?

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Energia rinnovabile significa “energia sostenibile”, che consiste in qualcosa che non si esaurisce, o qualcosa che è infinita, come il sole, per esempio. Spesso si sente parlare anche di “energia alternativa” per contrapporla alle fonti di energia non sostenibile, come per esempio il carbone, che genera alti tassi di emissione di carbonio e quindi di inquinamento. La “energia alternativa” sicuramente comprende anche l’energia rinnovabile, ma non tutte le componenti della “energia alternativa” sono rinnovabili. E così l’energia generata dal nucleare “non è rinnovabile”, perché essa ha una base stabile cioè non dipende dal tempo (sole, vento). Tuttavia l’energia nucleare (alternativa ma non rinnovabile) è a zero emissioni di carbonio, o bassissime emissioni, quasi inesistenti. Indubbiamente l’energia nucleare giocherà un ruolo molto importante in un prossimo futuro nell’Economia di diversi Paesi, come lo sta già giocando in Francia, in Finlandia e in altri Paesi del Nord Europa (tranne la Germania). Peraltro la sostenibilità delle fonti energetiche in Economia è una preoccupazione molto sentita, è estremamente urgente e riguarda tutto il pianeta. Non è più possibile rimandare gli sforzi, che dovrebbero essere congiunti e coinvolgere tutti i Paesi del mondo. Per le imprese, le aziende, la sfida della trasformazione sostenibile è trovare una sintesi tra la necessità di mantenere comunque il business in movimento, al fine di non contrarre posti di lavoro, ma di apportare tutte quelle modifiche necessarie per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Si tratta di un impegno non semplice, anzi molto complesso, che deve fare i conti con le dure realtà dei settori produttivi, e la trasformazione nel sostenibile non avviene sicuramente da un giorno all’altro, ma attraverso tanti piccoli passi consecutivi per portare la sostenibilità via via a un livello successivo: è una ricerca continua, anche verso l’ignoto se vogliamo.

Sicuramente la luce solare è una delle risorse energetiche più abbondanti ed è liberamente disponibile sul nostro pianeta. Gli scienziati affermano che la quantità di energia solare che raggiunge la superficie terrestre in un’ora è superiore al fabbisogno energetico totale del pianeta di un anno intero. Ma aggiungono che, sebbene la luce solare appaia come una fonte di energia rinnovabile perfetta, tuttavia la quantità di energia solare che possiamo utilizzare varia in base all’ora del giorno e alla stagione dell’anno, nonché alla posizione geografica. 

Anche il vento può rappresentare una fonte di energia sostenibile pulita. Per sfruttare l’elettricità dall’energia eolica, le turbine vengono utilizzate per azionare i generatori che poi immettono elettricità nella rete nazionale. Nonostante siano disponibili sistemi di generazione domestici “off-grid” (cioè disconnessi dalle reti fisiche e sociali che si chiamano invece “power grid”) non tutte le proprietà sono adatte per una turbina eolica domestica. Peraltro chi effettua la scelta della fonte di energia autonoma “off grid”, a cui appartengono non solo l’energia eolica (le turbine) ma anche i pannelli solari, fa una scelta particolarmente radicale, disconnettendosi dalla rete elettrica pubblica, e rinunciando ai benefici e ai servizi nonché - a priori - alle opportunità che la rete elettrica pubblica potrà rappresentare e offrire in futuro.

Ma l’energia rinnovabile attualmente più sviluppata, sotto il profilo commerciale, è la “idroelettrica”. Realizzando, infatti, una diga o una barriera architettonica, può essere utilizzato un grande bacino per creare un flusso d’acqua, che viene ovviamente controllato, che aziona una turbina, generando elettricità. Questa fonte di energia può essere spesso più affidabile dell’energia solare o eolica e consente anche di immagazzinare l’elettricità, da utilizzare poi quando la domanda di energia raggiunge dei picchi. Come l’energia eolica, in alcune situazioni, l’energia idroelettrica può essere più redditizia come fonte di energia commerciale (a seconda del tipo e rispetto ad altre fonti di energia) e dato il tipo di proprietà a cui si adatta come uso domestico, industriale etc.

Esistono al mondo altre fonti di energia rinnovabili, che riguardano poco o per niente il nostro Paese. Così l’energia delle maree, che non è costante, ma è prevedibile e può compensare il tempo in cui la marea è bassa. L’energia geotermica, che sfrutta il calore naturale al di sotto della superficie terrestre: si verifica in Islanda.
Al nostro Paese potrebbe riguardare, invece, in una certa misura, l’energia da biomassa. Si tratta della conversione del combustibile solido, prodotto da materiali vegetali, in elettricità. Nonostante sostanzialmente la biomassa comporti la combustione di materiali organici per produrre elettricità, e al giorno d’oggi questo è un processo molto più pulito ed efficiente dal punto di vista energetico, convertendo i rifiuti agricoli, industriali e domestici in combustibili solidi, liquidi e gassosi, la biomassa genera energia a un costo economico e ambientale molto più basso.

Detto tutto questo, l’innovazione e l’espansione delle fonti energetiche rinnovabili è la chiave per mantenere un livello energetico sostenibile e proteggere il nostro pianeta dai cambiamenti climatici. Oggi le fonti energetiche rinnovabili costituiscono il 26% dell’elettricità mondiale, ma secondo la International Energy Agency (I.E.A.) ovvero l’Agenzia Internazionale per l’Energia la sua quota dovrebbe superare il 30% entro il 2024.
Questa tendenza è dovuta alla consapevolezza sempre più crescente che le energie rinnovabili sono fonti di energia pulita, inesauribile e sempre più competitiva. Esse si differenziano dai combustibili fossili principalmente per la loro diversità, l’abbondanza e la potenzialità di utilizzo in qualsiasi parte del pianeta, ma soprattutto perché non producono né gas serra, che causano il cambiamento climatico, né emissioni inquinanti. Anche i loro costi sono in calo e a un ritmo sostenibile, mentre l’andamento generale dei costi dei combustibili fossili è in direzione opposta.

Sin dalla prima rivoluzione industriale (avvenuta nel Regno Unito nel 1712), il mix energetico della maggior parte dei paesi del mondo è stato dominato dai combustibili fossili. Ciò ha importanti implicazioni per il clima globale e per la salute umana. Tre quarti delle emissioni globali di gas serra derivano dalla combustione di combustibili fossili per produrre energia. Per ridurre le emissioni di CO2 e l’inquinamento atmosferico locale, il mondo deve passare rapidamente a fonti di energia a basse emissioni di carbonio: tecnologie nucleari (energia alternativa) e tecnologie rinnovabili. Le energie rinnovabili giocheranno un ruolo chiave nella decarbonizzazione dei nostri sistemi energetici nei prossimi decenni. Nel mix energetico fin qui descritto occorrerà esaminare la ripartizione ed il peso delle energie rinnovabili a seconda dei singoli componenti: energia idroelettrica, solare, eolica etc., anche perché l’energia idroelettrica è di gran lunga la più grande fonte di energia rinnovabile, tuttavia l’elettricità che da essa deriva costituisce solo un componente, sia pure rilevante, del consumo energetico globale; però occorre ricordare che i trasporti e il riscaldamento sono ben più difficili da decarbonizzare, perché sono più dipendenti da petrolio e gas.

Ma è per l’esigenza di ridurre drasticamente le emissioni di combustibili fossili che si è tenuta a Glascow, dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, conosciuta anche come COP26, perché è stata la XXVI Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, presieduta da Alok Sharma, Ministro di Stato presso l’Ufficio di Gabinetto Britannico. I risultati conseguiti non sono stati adeguati alle aspettative, perché se è vero che sono stati stabiliti obiettivi minimi di taglio del 45% alle emissioni di carbonio rispetto a un decennio fa, l’obiettivo principale, quello cioè di raggiungere “zero emissioni” entro il 2050, sembra molto vago, dal momento che Russia, Cina e India (il più grosso consumatore di carbone) non si sono resi disponibili a rispettare tale scadenza. Ma è pur vero anche che per la prima volta i Paesi partecipanti finalmente si incontrano su un argomento comune molto dibattuto.

Non è il caso per ora di dare molto peso alla sostituzione, nel documento finale, della frase “«eliminare» gradualmente l’uso del carbone e i finanziamenti per i combustibili fossili”, con quella “«ridurre» gradualmente l’uso del carbone e i finanziamenti per i combustibili fossili”, pretesa dai Paesi consumatori di carbone. Certo, ci si aspettava che le parti assumessero maggiori impegni per mitigare il cambiamento climatico e la risoluzione è stata d’altronde meno rigorosa di quanto anticipato all’inizio da alcuni Paesi partecipanti. Però occorre anche vedere il lato positivo, che cioè il patto è stato in effetti il primo accordo storico globale sul clima, volto a ridurre l’uso del carbone, alla formulazione di direttive urgenti per la limitazione delle emissioni di gas a effetto serra e all’apertura verso finanziamenti per i paesi in via di sviluppo per adattarsi agli impatti climatici.

È importante, quindi, che sia stato messo finalmente nero su bianco e che sia iniziato un nuovo periodo storico".

*Economista

 

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