di ENNIO CURCIO
Ormai sono mesi che a Catanzaro non è più consentito avere opinioni dissenzienti.
Se qualcuno pone degli interrogativi sulle scelte di governo della città, se dissente, se propone di ragionare e di cambiare regole e consuetudini, viene tacciato di essere un "disturbatore", un reazionario, "figlio" della polemica.
Eppure, doveva essere una "stagione" nuova e diversa, in cui la concertazione, il dialogo e l'ascolto, avrebbero dovuto aiutare i "manovratori" a dirigere la città verso una nuova idea di sviluppo.
Non c'è una strada alternativa alla politica, per far sì che ció accada.
Ma ci vuole umiltà, passione, tolleranza, coraggio.
Non sono i "like" dei social il luogo della democrazia, specie per un'idea politica che dovrebbe essere progressista.
A meno che non si voglia avere il consenso per un'ora o per un giorno.
La concertazione, una volta si chiamava così, la si ricercava primariamente all'interno del Consiglio comunale, con dibattiti serrati e costruttivi sulle differenti scelte di sviluppo e di crescita.
Ora invece si delega al "silenzio" delle commissioni consiliari il compito di discutere e di decidere per poi, le poche volte che accade, ratificare in consiglio comunale.
È una pratica pericolosa anche per chi governa perché indebolisce la partecipazione collettiva, ed espone ai "ricatti" del singolo
consigliere, forte del suo peso, specie in una maggioranza risicata come quella al comune di Catanzaro.
Nell'agenda politica non sono ancora entrate le vere "questioni", quelle che muovono gli appetiti di una città affamata di "business" per le solite lobbies, proprio quelle che si voleva emarginare e che tanto hanno già segnato il presente e forse compromesso il futuro.
A breve accadrà, ed allora solo la politica potrà salvarci dall'affarismo e dal ricatto.
Se si continuerà a rifiutare il punto di vista diverso ma ragionevole, allora si fallirà miseramente, anche se le intenzioni iniziali erano buone.
Anche se si voleva cambiare - mó !
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