di ENNIO CURCIO
Nel giorno dedicato alla gentilezza, ormai sempre più rara, mi ritorna in mente un ricordo di gioventù che mi ha segnato per la grandezza del gesto e la discrezione dell'agire.
Stavo conducendo, allora giornalista televisivo, una trasmissione di attualità in onda su Telespazio, indimenticata televisione privata regionale .
In quella particolare trasmissione dovevo sensibilizzare il pubblico ad aiutare un ragazzo e la sua mamma a comprare un presidio denominato "scoiattolo" che consentisse al ragazzino di raggiungere la propria classe ubicata in una scuola
con rampe di scale. Il prezzo del "presidio" era di circa 4 milioni di vecchie lire, cifra considerevole per l'epoca.
Dopo avere parlato del caso e finita la trasmissione, si presentò negli studi televisivi un signore e senza dirmi neanche il suo nome, volle lasciare un assegno, di ben un milione e mezzo di vecchie lire, a favore del piccolo bisognoso.
Rimasi colpito dal gesto e dissi all'uomo che l'assegno lo avrebbe potuto consegnare personalmente alla madre, la settimana successiva, durante il programma.
Mi ringrazió dell'offerta - pensate, lui a me! - ma declinó gentilmente l'invito e aggiunse che doveva andare via perché era uscito dicendo alla moglie che si assentava, giusto il tempo di comprare le sigarette.
Naturalmente, la settimana successiva consegnai l'assegno alla madre del ragazzino paraplegico, ricevendo in cambio le lacrime riconoscenti anche del bambino che così avrebbe potuto frequentare di nuovo la scuola.
Quell'uomo, ogni tanto, lo incrocio per le vie della mia città e con fare indifferente mi passa accanto, nonostante io cerchi il suo saluto avendone un ricordo meraviglioso.
Questa è la gentilezza, fare senza rimarcare il proprio agire. Una lezione di vita che ancora porto nel cuore dopo quasi trent'anni, in un mondo sempre più volgare ed egocentrico.
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