Enzo Bruno: “La maggioranza pensa solo alle poltrone: 3,5 milioni di euro che andrebbero destinati alla messa in sicurezza del territorio”

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  22 novembre 2025 18:11

«Nella seduta fiume del Consiglio regionale di giovedì scorso abbiamo assistito a una prova di forza e di arroganza del centrodestra che guida questa Regione. Una maggioranza accecata dall’esultanza per il risultato elettorale che continua a piegare le istituzioni ai propri interessi di potere, sacrificando le istanze dei calabresi e le prerogative della massima assemblea legislativa. Iniziamo davvero male». È quanto afferma il consigliere regionale Enzo Bruno, capogruppo di Tridico Presidente.

«La priorità non è la sanità allo sfascio, non sono i fiumi da mettere in sicurezza, non sono i torrenti che esondano e i paesi che franano, né il lavoro precario. No: la priorità è aumentare il numero delle poltrone da distribuire per pagare cambiali elettorali e tenere saldi gli equilibri interni alla coalizione di governo – afferma ancora Enzo Bruno –. Da sette a nove assessori e, in aggiunta, due sottosegretari. Una scelta che pesa sulle casse pubbliche e che produrrà un costo complessivo stimabile in circa 3 milioni e mezzo di euro: risorse che, come ho detto nel corso della seduta consiliare, andrebbero destinate al dissesto idrogeologico, alla messa in sicurezza dei fiumi, dei torrenti e dei fossi, non al mantenimento del sistema di potere della maggioranza».

«La discussione in Aula ha inoltre mostrato un ulteriore elemento gravissimo: per rendere possibile questa operazione, la maggioranza ha portato avanti una modifica sostanziale dello Statuto regionale, intervenendo sulla legge che disciplina la Giunta e introducendo nuove figure di sottosegretario. Una scelta che stravolge gli equilibri istituzionali e che avrebbe richiesto — come previsto dalla normativa regionale — la possibilità per i cittadini di esprimersi tramite referendum», afferma ancora il consigliere regionale.

«Ma proprio per evitare il giudizio dei calabresi, la stessa maggioranza ha inserito, nel medesimo ordine del giorno, una seconda legge che cancella la possibilità di indire un referendum sulle modifiche parziali dello Statuto, pur se sostanziali. In questo modo, il Presidente e la sua coalizione potranno cambiare la “costituzione regionale” pezzo per pezzo, senza alcun controllo democratico. Una manovra definita “coerente” dai proponenti, ma che il costituzionalista Guerino D’Ignazio ha giudicato chiaramente di dubbia legittimità: “In diritto pubblico vale la regola pari rango, pari procedimento: uno Statuto approvato con procedura aggravata non può essere modificato con modalità più leggere. Le norme statutarie restano norme statutarie”, ha ricordato D’Ignazio, sottolineando che la distinzione introdotta dal centrodestra tra Statuto e leggi di revisione statutaria non regge sotto il profilo giuridico».

«Come ha ben spiegato l’esperto, il rischio è duplice: l’impugnazione da parte del Governo e, soprattutto, il possibile vizio d’origine di ogni futura modifica approvata con questa nuova procedura, che potrebbe essere contestata davanti alla Corte costituzionale. Non solo si aumentano assessori e sottosegretari — ha proseguito l’intervento in Aula — ma lo si fa modificando le regole del gioco, piegando lo Statuto alle esigenze della maggioranza e impedendo ai cittadini di pronunciarsi. È una deriva pericolosa, che rafforza un Presidente già ipertrofico e indebolisce il ruolo del Consiglio regionale, ridotto a mera cinghia di trasmissione delle decisioni prese altrove».

«Non si può accettare che 3,5 milioni di euro vengano bruciati per mantenere equilibri interni alla coalizione, mentre interi territori rischiano ogni giorno di essere travolti da frane, esondazioni, alluvioni. Ho chiesto, e continuerò a chiedere, che quelle risorse vengano dirottate su un piano straordinario per la messa in sicurezza del territorio, perché la Calabria non ha bisogno di nuove poltrone: ha bisogno di protezione, infrastrutture, servizi, risposte concrete – conclude Bruno –. La battaglia politica contro queste manovre — che definire antidemocratiche non è eccessivo — continuerà in ogni sede possibile. Difenderemo le istituzioni, la trasparenza e il diritto dei cittadini a essere parte delle scelte fondamentali della Regione. Non ci fermeremo davanti a un progetto che punta a blindare il potere mentre la Calabria rischia di affondare nel fango, sotto la pioggia di alluvioni incontrollabili, soprattutto a causa della mancata manutenzione e messa in sicurezza che creerebbero posti di lavoro e crescita economica. Su questo avrebbe dovuto concentrare i suoi primi passi il presidente Occhiuto».

 


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