
All’udienza del 10/2/22, il Tribunale per i minorenni di Catanzaro (pres.: Chiodo, a latere: Tarantino) ha pronunziato sentenza di assoluzione, con formula piena (“perché il fatto non sussiste”), nei confronti di 5 persone tutte di Lamezia Terme, che erano stati chiamati a rispondere di gravissimi reati, di natura sessuale, anche aggravati da motivi abietti, oltre che di reati in materia di stupefacenti, presuntivamente commessi, nell’anno 2012, nei confronti di una giovane donna (anch’essa di Lamezia Terme).
L’indagine aveva preso le mosse, parecchi anni dopo, dall’attività investigativa relativa ad una diversa vicenda, allorché, nel corso di un’intercettazione telefonica, gli operanti ritennero di avere individuato, nel colloquio tra terze persone ed in assenza di qualunque attività da parte della presunta persona offesa, indizi sufficienti ad ipotizzare la commissione dei sopraddetti reati da parte degli ignari odierni imputati.
Oggi, dopo 2 anni di indagini e 4 di processo, il tribunale di Catanzaro ha messo la parola fine alla incredibile disavventura degli imputati che, senza avere commesso alcunché, improvvisamente si sono trovati, loro malgrado, ad essere prima indagati e poi imputati, indi costretti a sopportare un processo che, all’evidenza dei fatti, non avrebbe dovuto mai essere celebrato.
Contro le accuse della Procura, si sono battuti, fin dall’inizio, i difensori degli imputati, avvocati Nicolino Panedigrano, Nunzio Sigillò ed Antonio Larussa, che, all’esito della sentenza, hanno dichiarato di essere pienamente soddisfatti della decisione, anche aggiungendo che non sarebbe potuto andare diversamente, considerato che gli elementi dell’accusa, già fragili all’inizio del processo, si erano completamente sgretolati durante il dibattimento.
Anche se il deposito della sentenza avverrà entro il termine di 60 giorni, per i 5 giovani lametini l’incubo può ritenersi definitivamente concluso, poiché l’andamento dell’udienza odierna ed il tenore delle conclusioni dello stesso P.M., consentono di escludere, con certezza, che la vicenda processuale possa avere ulteriore seguito.
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