Riceviamo e pubblichiamo l’interessante riflessione dell’autore calabrese Ettore Bruno:
Nei volumi del ciclo magno greco di Ettore Bruno si ripercorrono tremila anni di storia e si esplora un passato grandioso e antico che nei giorni nostri rischia solo di far da contraltare ai proclami trionfalistici e di prestare il fianco all’ebbrezza provocata da grandi eventi e concerti di fine anno: da primi in tutto alla terra degli ultimi, mentre non ci si stanca di adagiarsi sulla comoda e conveniente logica degli slogan e delle passerelle dagli sfondi lussureggianti.
Così, le pagine dei saggi storici di Bruno indagano le ragioni che giustificano il forte carico di calabresità riscontrabile negli avvenimenti della Guerra di Troia fino a soffermarsi sulla preoccupante condizione in cui versa la Calabria dei giorni nostri, passando per gli albori del diritto internazionale in area costiera calabrese.
«Fatta dagli Achei prigioniera a Troia – si chiede l’autore di "Kalabria perduta" e di "La Calabria del diritto" –, Elena di Sparta era presente in catene e con i capelli rasati su qualcuna delle navi della flotta greca di ritorno da Troia e all’àncora nello Jonio calabrese per aver perso la rotta? E capitò alla femme fatale di volgere lo sguardo verso il tratto di costa dove mezzo millennio più tardi sarà stipulato un trattato internazionale di pace che impegnerà l’Antica Sibari a un’amicizia leale e perpetua con altre popolazioni?»
«Oppure – continua Bruno –, assalita dallo scoramento legato alla prospettiva di tornare in Grecia ridotta alla condizione di schiava, la donna che con la fuga da Sparta aveva scatenato la guerra più celebre e celebrata della storia osservò la zolla di terra ove un giorno approderà Pitagora? E’ possibile che lo sguardo di Elena si posasse verso la Locride, mentre un’altra prigioniera troiana, Setea, dava alle fiamme le navi lasciate incustodite dai soldati greci?»
Le risposte a queste domande non siamo in grado di darle e forse non le daremo mai; del resto, se l’abile guerriero Filottete stabilirà la propria dimora nell’area paracostiera compresa tra Crotone e Sibari dopo aver dato un contributo determinante alla vittoria greca su Troia, e se forte era il sentimento di ammirazione nutrito da Alessandro Magno verso la città di Crotone, la Calabria di oggi, viceversa, si vede costretta a fare i conti con uno spopolamento devastante.
In questo scenario, non v’è dubbio che rappresenti un unicumin Europa la voragine che separa la Calabria ricca e ambita dal jet set culturale e politico di un tempo e quella dei primati negativi di oggi.
Ettore Bruno
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