"La diffida inviata dalla società privata che ha partecipato all’asta per l’acquisizione dell’ex Cinema Orso indirizzata al Comune di Catanzaro traccia una fotografia della vicenda che non può essere occultata. Da amministratori comunali siamo molto colpiti sia dai contenuti e sia dai toni (forti), che di certo il noto e stimato legale che ha firmato il documento non avrà usato a caso". Lo dichiarano in una nota congiunta i consiglieri comunali Lobello, Costanzo e Arcuri.
"Nella diffida, un dato emerge chiaramente: la società privata ha partecipato all’asta pubblica e si è aggiudicata il bene in data 16 novembre. Dieci giorni dopo - spiegano - l’aggiudicazione è divenuta definitiva e poco tempo dopo è arrivato il decreto di trasferimento dell’immobile. Un altro dato è lampante: l’evidente ritardo dell’azione del Comune nell’esercizio del diritto di prelazione. Circostanza che probabilmente ne impedirà l’acquisizione al patrimonio pubblico".
"Ci auguriamo che ciò possa essere smentito e che il cinema Orso possa mantenere una destinazione ‘pubblica’, ma - proseguono - il silenzio serbato dal sindaco Fiorita a seguito della diffusione della diffida da parte degli organi di stampa è piuttosto assertivo".
"Al di là degli aspetti giuridici se, come appare, il noto immobile del quartiere marinaro resterà in mani private - aggiungono i consiglieri - sarà la caporetto amministrativa di un primo cittadino che ha dimostrato di essere, come minimo, distratto e, di sicuro, inadeguato. Con le pezze a colori a danno già consumato e con i video sui social (l’ultimo davanti al Cinema Orso è del 2 gennaio scorso in cui rassicurava tutti) non si camuffa la realtà, che è sempre più chiara: non è in grado di rispettare le promesse elettorali. Infatti, oltre che al Consiglio comunale, Fiorita dovrà spiegare la sua inerzia a tutti quei cittadini che hanno creduto in lui quando professava che l’ex Cinema Orso sarebbe diventato pubblico, salvaguardando così la sua naturale vocazione culturale".
"Ci dispiace doverlo evidenziare - concludono gli esponenti politici - ma questa vicenda dimostra a Fiorita e compagni che ‘amministrare’ è cosa diversa dalla becera propaganda social".
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