Di Fabio Celia
Prima di ogni altra considerazione, i miei più sentiti ringraziamenti vanno ai segretari di Circolo, a tutti i membri dell'assemblea catanzarese, alla presidente di questo stesso organismo Mariachiara Chiodo e a Salvatore Passafaro, che prima del mio insediamento in seno al coordinamento cittadino ha egregiamente svolto le funzioni di commissario.
In un periodo in cui andava avviata una difficile ricostruzione, per giunta riuscendo a costituire il cosiddetto Nuovo Centrosinistra con il 'campo largo' tra tutte le forze progressiste del capoluogo in vista delle Comunali. Ma dico grazie di cuore anche al segretario provinciale Domenico Giampà, alla presidente dell'assemblea regionale Giusy Iemma, al consigliere regionale Ernesto Alecci, al segretario regionale Nicola Irto e alla componente dell'assemblea nazionale Jasmine Cristallo con il gruppo a lei vicino, tornato alla 'casa-madre' del Partito Democratico dopo la vittoria del congresso di Elly Schlein e soprattutto a conclusione di una… lunga diaspora. Cito per ultimi, tuttavia, quelli che sono per così dire rimasti dietro le quinte. Ma contando più di tutti per me. Ovvero quanti si sono impegnati a comporre, con impegno e dedizione, la lista del Pd per le Amministrative 2022 e gente come Marziale Battaglia e Giuseppe Correale oltre, come ovvio, ai 32 valorosi candidati nella lista Dem.
Finito il pletorico elenco, resta però da spiegare il motivo della giaculatoria iniziale di riconoscimenti da parte mia. Che è semplice. Ho deciso di formalizzare le dimissioni da segretario Democrat, peraltro avendole già ventilate. Una scelta autonoma, libera e, se mi consentite, responsabile. Considerato come sia finalizzata a favorire l'apertura di una fase nel partito locale, caratterizzata dall'apporto di nuove energie e della linfa vitale portata dai tanti recenti ingressi. Fatto che mi ha spinto a un passo indietro affinché si 'inauguri' un periodo diverso. Quello, lontano da appuntamenti elettorali, in cui il Pd del territorio avrà tutto il tempo di lavorare per ottenere risultati persino migliori dei miei. Mentre io, che mi ritengo ancora a pieno titolo abitante della casa comune del Pd, remerò lealmente nella direzione indicata dai timonieri in futuro al comando di questa nostra grande e bellissima nave chiamata Pd. Certo, potrò magari contribuire al dibattito interno con un pizzico di esperienza confortata dalla circostanza che, dati alla mano, appena un anno fa circa sotto la mia guida il partito locale in una fase assai delicata ha conseguito quasi il 6% con due consiglieri eletti a fronte del poco più del 5% registrato invece nel 2017 e del solo consigliere portato in Comune. Senza contare la nomina di Giusy a vicesindaco in aggiunta al sostegno offertole all'importante appuntamento delle Politiche con la coalizione che ha superato la ragguardevole quota, alla luce dei chiari di luna visti nel Paese, del 23%. Che diventa un numero da cerchiare in rosso a fronte del 16% del 2018, quando c'era in lizza il deputato Antonio Viscomi. Comunque sia, non è tempo di tali considerazioni. Meglio, semmai, volgere lo sguardo a un riassetto, forte e prospettico, del Pd di Catanzaro.
Attenzione, però, perché nel mio congedo non ci sono solo 'carezze e baci' per tutti. Nossignori. Perché il mio pensiero critico si appunta sui grandi soloni del Pd dei Tre Colli. Mi riferisco a gente che ha un nome anche altisonante in città, ma da me non certo apprezzata. Compagni e amici come Lino Puzzonia, Aldo Casalinuovo, Lino Silipo e Nicola Ventura. Persone molto avvezze a lezioncine e predicozzi, fintamente bonari e costruttivi, dispensati dall'alto di millantate conoscenze politiche e dal basso dei risicati, in alcuni casi risicatissimi, consensi. Preferenze che, sia ben chiaro, non costituiscono gli unici elementi a legittimare appartenenza e militanza partitica. Sia ben chiaro. Ma che forse, e dico forse, servono per ambire a mandati e incarichi di prestigio. Dal momento che vanno benissimo spigolature, idee, dissertazioni, strategie perfette, però solo in astratto, dotti insegnamenti e via dicendo. Ma non se sono finalizzati a lucrare surrettiziamente incarichi, anche di alto livello e lautamente ricompensati, senza i voti. O, talvolta, senza il benché minimo impegno in quella trascurabile attività, umoristicamente parlando, che è la campagna elettorale. Perché, e ribadisco un concetto peraltro già espresso, io stesso rammento la politica e i partiti a cui mi ha accostato mio padre. Aperti a tutti e fucine di progetti concreti e stimoli intellettuali, ben accetti da qualunque parte o singolo iscritto provenissero. Solo che ricordo pure come a prevalere fosse la pura passione e non quindi l'interesse per la nomina a direttori generali, amministratori delegati, membri di Cda, assessori e così via. Considerato come si possa e anzi si debba far politica, anche se non si vuole mettere la faccia con gli elettori. Ma poi, forse, bisognerebbe evitare di passare all'incasso. Tutto qui!
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