di FABIO CELIA
"C'era una canzone dei tifosi delle nostre amate Aquile giallorosse che recitava così: Catanzaro vuole rispetto. Ed è lo stesso motivetto che vorrei intonare io. In modo molto amaro nell'occasione, gridando ai quattro venti, è il caso di dire qui da noi, che non siamo e non saremo disposti a essere la colonia di nessuno. Lo dico in qualità di ex pubblico amministratore di centrosinistra della mia città, che come ovvio amo profondamente. E che, purtroppo, per colpa di una classe politica insipiente, da anni al governo seppur in forza della volontà popolare sempre e comunque da rispettare, appare anno dopo anno più relegata a un ruolo marginale.
Ma c'è di più, ahimè: è perfino oggetto di una vera e propria spoliazione da parte di chi, in particolare proveniente da Reggio o Cosenza ma non solo, ha pensato bene di farne scempio. Di privarla di qualunque cosa sia possibile, senza incontrare resistenza da parte di quanti, per giunta come premesso a più riprese premiati nelle urne dai cittadini catanzaresi, avrebbero invece dovuto difenderla a spada tratta. È così che se non stiano attenti, fra poco ci ritroveremo una Facoltà di Medicina, fiore all'occhiello insieme ad altri indirizzi della nostra prestigiosa Umg, costretta a subire la concorrenza della vicina Unical, peraltro già molto ben attrezzata in diverse materie scientifiche. Importa a quasi nessuno, però.
Perché i legittimi interessi di Catanzaro vengono sempre dopo; possono insomma passare in secondo piano. Senza alcun problema, ribadisco. Ma la scarsa considerazione nei confronti del capoluogo la si percepisce con chiarezza, anche nelle scelte dei candidati e di chi deve occupare le cariche apicali nei partiti. È il caso degli aspiranti governatori di centrodestra e centrosinistra, se non addirittura dei cosiddetti terzi e quarti poli, che dopo la vittoria di Agazio Loiero nel 2006 e la riproposizione non fortunata di quest'ultimo e a seguire della deputata Wanda Ferro non ha più avuto chance. Ripeto, né di qua né di là. E del resto la scelta di Roberto Occhiuto di fare di Vibo il quartier generale da cui lanciare la sua candidatura, la dice lunga su quanto sia considerato il capoluogo. Che fino a pochi anni fa, a prescindere dall'origine e dall'appartenenza territoriale dell'aspirante presidente della Regione di turno, mai sarebbe stato tanto snobbato. Una dura realtà, un brutto rospo da ingoiare, ma anche una verità che per quanto cruda qualcuno deve pur avere il coraggio di dire".
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