di SALVATORE BELFIORE
Di bestiale, a Catanzaro durante il turno dopo quello di ferragosto, non c’era solo il “caldo”. Ahimè la bestialità, nell’accezione più truce del termine è il comune denominatore di molti commenti non richiesti, osservazioni inopportune e critiche la cui necessità non mi aspetterei. Anzi mi correggo, nulla di quello a cui assisto quasi ogni settimana, si riferisce alle cosiddette “bestie”, purtroppo è qualcosa di tristemente “umano”…Le bestie, gli animali, specie se hanno ricevuto aiuto e assistenza, sono molto riconoscenti e attenti a nei confronti delle mani di chi li ha soccorsi.
Noi volontari del C.R.A.S (centro recupero animali selvatici) del parco della biodiversità e tutto il personale del G.A.I. molto spesso, ci ritroviamo ad essere oggetto di commenti da parte dei visitatori della struttura, che definire immeritati è dire poco. Mi occupo di volontariato e attivismo nel mondo dell’ambiente e degli animali da quando, a dodici anni, affiancai il mitico Cesare Focarelli e la super combattiva Aldina Stinchi e da allora non ho mai smesso di occuparmi dei diritti dell’ambiente e degli animali.
Da allora, il mio impegno non è mai scemato…prima con la LIPU a Roma dal 2002 e poi dal 2016 al CRAS di Catanzaro, la cui presenza mi inorgoglisce perché è una realtà davvero importante per la mia città e per la Calabria tutta e non solo (alle volte riceviamo animali anche da fuori regione). Grazie a queste esperienze sul campo, nei recuperi, nell’assistenza e nelle liberazioni, ma soprattutto attraverso il contatto diretto e continuo con gli animai selvatici e con la realtà del parco, ho potuto fare esperienza di cosa voglia dire spendersi davvero per ciò in cui si crede e invece, argomentare senza cognizione dal comodo salotto della propria abitazione, scrivendo commenti deliranti dai propri smartphones.
Domenica 18 agosto vuoi per le temperature, vuoi per l’imminente partita di calcio del Catanzaro, c’era un clima di strana agitazione tra i visitatori…appena sceso dalla mia auto sono stato accolto dalle urla di una signora che voleva segnalarmi la morte del famoso “FALCHETTO” (era una POIANA…) e poi lamentava lo stato di completo e totale abbandono di tutti gli animali: “ senza cibo, acqua, chiusi in gabbia…”
Dopo appena 10 minuti dal mio arrivo, ho ricevuto altre tre segnalazioni a cui è seguito il commento urlato di un’altra signora che mi ha detto: “Ma perché è morto il FALCHETTO? Cose del “genere” non dovrebbero succedere!”. I segnalatori accalorati erano uomini e donne di mezza età…mentre i molti bambini presenti, sembravano incuranti della presenza dell’animale morto in voliera che poi ho rimosso a fine turno. L’idea della malattia/morte e della sua esistenza, in genere viene accettata e metabolizzata tra i 5/9 anni….ho quindi cercato di ricordare ai segnalatori che gli animali presenti nelle voliere sono vittime di incidenti in natura o di aggressioni venatorie e che non sono recuperabili, sono lungodegenti che vengono mantenuti al parco, anziché essere soppressi (come avviene in molti altri CRAS). Ma non è bastato.
Sono stato seguito durante il servizio da altri visitatori che mi chiedevano di “liberare” i pappagalli: ”aprite quelle gabbie….poveri animali, devono volare…perché li tenete chiusi?” E ancora di fronte al laghetto degli anatidi: “ ma perché gli dai la lattuga…cosa sono queste palline galleggianti…ma perché non se ne vanno dal laghetto? Dimmi la verità, gli tagliate le piume per non farli volare?” (...) O ancora mentre davo da mangiare ai rapaci notturni e diurni: “ ma perché date i pulcini e i topi? Li uccidete voi?”…Un gruppo di visitatori, tempo fa, sempre con il solito fare saccente e da denuncia, mi segnalò lo stato di presunto abbandono dei daini : “morti di fame e senza acqua” (…) i quali, a detta loro, sarebbero stati: “feriti alle corna, con la pelle che gli cade!”…E anche li, a spiegare con il sorriso che i palchi dei daini (corna) sono soggetti a muta ogni anno e che poi ricrescono e che quella pellicina fa parte del processo di muta…che le mangiatoie del cibo non sono visibili ai visitatori perché posizionate in basso nel loro recinto…Ora, alle volte sorrido quando ricevo queste osservazioni e cerco di mantenere un tono di cordialità, perché in fondo, riconosco un senso di sincero affetto nei confronti degli animali della struttura, alle volte però, come questa domenica, riscontro che molto spesso si cerchi solo una squallida visibilità, cavalcando addirittura la morte di una povera poiana anziana lungodegente.
Quale motivo avremmo di tenere animali liberabili nella struttura, torturandoli senza cibo e acqua? Perché accanirsi con questi toni che denunciano una grassa ignoranza e anche un pregiudizio di fondo, nei confronti dei volontari del Parco? Ricordo alla cittadinanza che noi volontari e mi sento di parlare a nome di tutti, manteniamo il servizio sempre, festivi, domeniche…persino durante il lockdown non abbiamo saltato il servizio un giorno (ah, anche allora ricevetti delle critiche perché io ero fuori nel parco mentre la gente era in casa). Lungi da me voler passare e far passare quello che facciamo come qualcosa di eroico o velato di vittimismo, ma seriamente non riesco a comprendere per quale motivo non si riesca semplicemente a riconoscere la presenza di un servizio che funzioni nel nostro territorio e che è stato sempre apprezzato per questo.
Gli animali possono ammalarsi e possono morire come d’altronde avviene per noi umani…facciamo il possibile. Non mi sembra che per ogni essere umano deceduto in una struttura pubblica o privata si facciano articoli, video con musica tragica di sottofondo e si parli di “giallo”…perché questa poiana morta di domenica ha destato così clamore? Perché il signor Tassi LEGGI QUI L'ARTICOLO DI PINO TASSI non produce le sue validissime inchieste sui molti animali vittime delle pale eoliche, dell’inquinamento elettromagnetico, delle acque inquinate, perché non usa la sua prode telecamera per denunciare la situazione degli allevamenti intensivi o dei bracconieri se sente così forte la causa degli animali? A quanto pare, preferisce fotografare l’auto di servizio caricata da me con il cibo per gli animali da dietro per poi elaborare un articolo che denuncerebbe cosa? La realtà della morte? Fotografando la mia auto carica, io dovevo essere nelle vicinanze, quindi perché non mi ha chiesto informazioni? Ci tengo inoltre a ribadire che noi volontari non siamo “guide” preposte al rapporto con il pubblico del parco. Noi ci occupiamo solo degli animali e seguiamo le direttive del direttore sanitario. Mi piacerebbe da animalista convinto e da volontario attivista sul campo, sentire da parte degli avventori del parco di appartenere a un “fronte” comune nei confronti degli animali presenti la cui cura e tutela per noi tutti è prioritaria. Ricevere sempre questi commenti indebiti e con questo sotteso acredine e sfiducia di fondo non alleggerisce il carico e soprattutto non valorizza affatto il servizio che cerchiamo di offrire sempre e nonostante tutto sacrificando il tempo alle nostre vite private, al meglio e con le risorse di cui disponiamo. Chi volesse conoscere meglio le nostre attività e osservare anche i video delle moltissime liberazioni che effettuiamo con successo (molto spesso senza fare continui comunicati), può cercarci su Instagram come “CRAS CATANZARO”.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736