"Falsa cieca" ripresa mentre firma un documento ma le registrazioni sono inutilizzabili: 260 mila euro da restituire ad una donna di 84 anni

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Immagine di repertorio di una donna cieca
  06 novembre 2019 17:24

di EDOARDO CORASANITI

Provvedimento annullato e 260 mila euro da restituire ad una donna di 84 anni accusata di truffa e di essere una "falsa cieca". 

A deciderlo è il Tribunale della Libertà di Catanzaro, chiamato  a giudicare sul riesame reale presentato dalla signora a cui è a settembre è stata sequestrata la somma che avrebbe percepito da oltre 20 anni. 

A sollecitare una nuovo studio della vicenda sono stati i legali della signora, i quali prima di interpellare i giudici chiedono alla Procura di poter estrarre copia delle videoregistrazioni dalle quali si presumerebbe che la donna sia perfettamente in grado di leggere e scrivere. 
La Guardia di Finanza, fingendosi operatori del Comune, le fa firmare un documento riprendendo ogni istante. Per i finanzieri e per i procuratori non ci sono dubbi: la 84 enne sta truffando l'Inps. 

A pensarla diversamente è la difesa, che chiede di poter accedere ai video prima del Riesame. Ma la Procura dice di no: una scelta costata cara per i sostenitori della tesi accusatoria. 
Il giudice del Riesame sottolinea come questo atteggiamento sia una violazione del diritto di difesa che provoca una inutilizzabilità del materiale probatorio raccolto dalla Finanza. 
Il problema non è solo procedurale o formale, però. Gli avvocati fanno notare ai magistrati come la donna sia in possesso di tutte le certificazioni dell'ente che ha rilasciato l'invalidità e la conseguente pensione. Inoltre, da quando è stato disposto il sequestro, la signora non è più in grado di provvedere alla propria sopravvivenza. Ma soprattutto, verificare il contenuto dei video sarebbe stato necessario per capire cosa è accaduto nel momento in cui i finanzieri si sono finti operatori del Comune: ad esempio se la donna fosse stata aiutata nella sottoscrizione, in piedi o seduta, l'intensità della luce. "Ciò in quanto la mera sottoscrizione di un documento non assurge, di per sé, ad un gesto incompatibile con la condizione di cecità ". Condizione che, a quanto pare, non si identifica con la piena e completa cecità, ma una anche con una riduzione della vista. Ed è proprio la situazione della donna, affetta da una patologia che le riduce la visibilità ma non gliela annulla completamente: ed è proprio quella per cui, secondo i legali, godeva della pensione di invalidità.

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