Due piani d'indagine: il filone delle cure fuori regione e i trattamenti terapeutici senza regolare accesso al Reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’A.O. “Pugliese-Ciaccio”
11 gennaio 2021 11:03di EDOARDO CORASANITI
E’ il 10 marzo il giorno in cui sei ginecologici dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro potranno difendersi davanti ad un giudice per dire la loro versione e offrire una lettura alternativa: le accuse per cui la Procura della Repubblica di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ha chiesto il rinvio a giudizio sono, a vario titolo, di abuso di ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa. I nomi: Fulvio Zullo, 60 anni, residente a Napoli, difeso dagli avvocati Amedeo Bianco e Vincenzo Maiello; Roberto Noia, 50 anni, di Cosenza, difeso dagli avvocati Amedeo Bianco e Giovanni Merante; Andrea Gregorio Cosco, 59 anni di Catanzaro, difeso dall’avvocato Danilo Iannello; Menotti Pullano, 65 anni, di Catanzaro, difeso dall’avvocato Anselmo Mancuso; Saverio Miceli 62 anni di Catanzaro, difeso dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Francesco Miceli e Roberta Venturella, 36 anni, di Settingiano, difesa dall’avvocato Francesco Iacopino. Il giudice dell'udienza preliminare Paola Ciriaco raccoglierà i nuovi elementi che la difesa fornirà per ribaltare l’impianto accusatorio, dopo che già qualche imputato ha fornito chiarimenti al pubblico ministero in fase di indagine attraverso interrogatori e memorie difensive.
Zullo è il direttore del dipartimento universitario di Ostetricia e Ginecologia fino a febbraio 2017 e consulente ginecologico-oncologico fino al 2019. Secondo l’indagine guidata dal pm Chiara Bonfadini, il medico avrebbe attestato false diagnosi tradotte in 12 piani terapeutici indicando che le pazienti sarebbero state affette da particolari patologie le quali avrebbero dato l’accesso alla prescrizione gratuita dei farmaci inseriti nella nota Aifa 51 (per malati oncologici). Zullo avrebbe indicato in maniera falsa la correttezza delle procedure cliniche seguite per le stesse diagnosi.
Il ginecologo avrebbe messo nero su bianco altri 94 piani terapeutici nei confronti di pazienti oncologici e di fertilità ma che non avevano pagato il ticket: secondo i calcoli della Procura, procurando un danno all’amministrazione di 62.672 euro.
Riflettori puntati ancora su Zullo ma anche su Venturella, responsabile del Centro Pma (Centro per la procreazione assistita): sul tavolo ci sono 281 piani terapeutici per 177 pazienti, di cui 55 piani terapeutici concessi a 33 pazienti del centro Pma di Catanzaro guidato da Venturella e finalizzati alla somministrazione di farmaci per contrastare l’infertilità femminile. Inoltre, è contestato di aver indicato, per la successiva procedura di Pma, strutture sanitarie della regione Campania riconducibili a Zullo, nonostante, secondo l’accusa, ce ne sarebbero state altre in Calabria in grado di offrire lo stesso servizio ma con prezzi più bassi. In totale, l’ingiusto profitto arrecato alle strutture è di circa 700mila euro.
A Zullo viene inoltre imputato di aver certificato di essere in Università per lo svolgimento di esami mentre risultava al Pugliese e anche di aver registrato la presenza nella sala operatoria della casa di cura di Villa Serena e in quella dell’ospedale pubblico cittadino.
Differenti e di diversa natura gli atti nei confronti dei medici Pullano, Miceli, Cosco.
Al primo viene contestato la sottoscrizione di 4 piani terapeutici a favore di pazienti che non avevano mai fatto regolare accesso al Reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’A.O. “Pugliese-Ciaccio”. Per un totale di ingiusto profitto per i pazienti e danno per l’ente di circa 5mila e 400 euro.
A Miceli invece viene contestato di aver prescritto, dal 2011 al 2015, 14 piani terapeutici senza che ci fosse il riscontro di regolare impegnativa per un totale di ingiusto profitto per i pazienti e danno per l’ente di circa 9mila euro.
Dieci piani terapeutici avrebbe sottoscritto Cosco, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia, procurando un presunto ingiusto guadagno ai pazienti di 11.467, 08 euro.
Per Noia, le carte dell’indagine rilevano 12 piani terapeutici su pazienti che non avrebbero effettuato regolare accesso al reparto di Ginecologia mentre ad un'altra paziente avrebbe indicato l'esistenza di una malattia che l'avrebbe portata ad ottenere farmaci gratuiti. L’ingiusto profitto ai pazienti e danno all’amministrazione è di 4644 euro.
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