Si è conclusa sabato la prima edizione di “Faràgula_voci della scena contemporanea”, la rassegna promossa dall’Amministrazione comunale di Pizzo Calabro (VV), nello specifico dall'assessorato agli Eventi, assessore al ramo e vicesindaco Gennaro Muratore, e sostenuta dal sindaco Sergio Pititto, ideata dall’Associazione Hermit Crab, alla quale è stata affidata la sua realizzazione. Partners della rassegna KIT_Kairos Italy Theater e VOCI_Vibo Valentia operatori culturali insieme.
Inserita nel calendario delle iniziative estive del Comune di Pizzo, Faràgula ha chiuso la sua prima edizione sabato scorso con “Piccoli funerali” di e con Maurizio Rippa, produzione 369gradi. Lo spettacolo è un rito in prosa e musica dedicato alle persone che amiamo e che non ci sono più, come ha anticipato ad inizio spettacolo lo stesso autore Maurizio Rippa, che attraverso la narrazione e il canto, spaziando dalla musica barocca a brani di musica contemporanea e pop, in dialogo con la chitarra di Amedeo Monda, ha condotto il pubblico nelle storie di personaggi inventati e personaggi reali, e proponendo sul finire della performance un rito collettivo che ha coinvolto il pubblico e gli artisti. E sempre sul finire della performance, andata in scena nel suggestivo spazio urbano di Largo Alcalà (ex Padiglione), una pioggia improvvisa ha generato una processione spontanea e silenziosa, poiché su invito della direttrice artistica Ester Tatangelo in accordo con gli artisti Rippa e Monda, il pubblico si è spostato dalla piazza al chiuso del Palazzo della Cultura, dove “Piccoli funerali” si è concluso con intensità ed emozione generale, grazie alla partecipazione attiva e coinvolta di spettatori e spettatrici, invitati sulla scena dall’attore. La rassegna si è così conclusa al Palazzo della Cultura, laddove si era aperta lo scorso 12 agosto con la compagnia Il Castello di Sancio Pancia con lo spettacolo, molto applaudito, “Mamma, piccole tragedie minimali” di Annibale Ruccello, in scena Gianluca Cesale, regia di Roberto Zorn Bonaventura.
L'appuntamento del 31 agosto sembra sintetizzare uno degli obiettivi di Faràgula, ossia l'utilizzo di spazi convenzionali e non convenzionali per la messa in scena degli spettacoli, con il fine di rivelare al pubblico luoghi inediti della città di Pizzo. Una scelta precisa della direttrice artistica Ester Tatangelo, regista e drammaturga, che mira al coinvolgimento diretto del territorio in termini di spazi e persone, coinvolgendole attivamente nelle attività di mostre e ricerca documentaria.
A tal fine, nell'ambito della rassegna, è stato realizzato il progetto multidisciplinare “Love city map. Pizzo geografia sentimentale di una città”, ideato dal collettivo VOCI – Vibo Valentia Operatori Culturali Insieme. Il progetto Love City Map ha indagato in chiave antropologica e artistica la pratica dello strùscio e della sua evoluzione dagli anni '50 ad oggi, coinvolgendo nella ricerca documentaria gli abitanti della città di Pizzo, che hanno partecipato con entusiasmo alle attività. Love City Map ha trovato il suo culmine la sera del 20 agosto: dal Castello Aragonese il pubblico ha attraversato le vie del centro storico, abitando spazi pubblici e privati significativi per la storia antica e recente della comunità napitina; attraverso reading, musica dal vivo, performance e la proiezione di un documentario (tutte attività ideate e realizzate appositamente per Faràgula), il pubblico ha scoperto spazi noti e meno noti, dalle terrazze del Castello al Palazzo della Cultura, all'ex Cinema Mele fino al Largo Alcalà. La creazione artistica multidisciplinare ideata e coordinata dagli artisti di VOCI ha così indagato sullo “strùscio” attraverso interviste, una raccolta di foto e video privati, che hanno messo a confronto le diverse generazioni di cittadini e cittadine che vivono la città. Sempre nell'ambito di Love City Map, si inserisce la mostra Clay Identity, realizzata dall'artista A. Montesanti, che riproduce in terracotta gli abitanti che vivono il centro storico di Pizzo: uomini e donne che con le loro esperienze hanno reso vivi il centro e la periferia, il mare e la terra, dando vita a relazioni e legami tra loro e tra le comunità di emigranti calabresi nel mondo.
«Faràgula in dialetto napitino significa fiaba – ha detto la direttrice Ester Tatangelo - e vuole sottolinearne gli aspetti specifici che la affiancano al teatro: pratica rituale tra le più antiche delle comunità, le fiabe trasmettono visioni, desideri, aspettative, in un processo di comunicazione attiva tra chi racconta e chi ascolta, quindi tra attori e attrici e spettatori e spettatrici».
«In queste tre settimane – ha aggiunto – abbiamo creato comunità, che è l’obiettivo di Faràgula: in una società in cui domina la comunicazione senza comunità, per noi la sfida è creare una comunità teatrale, al di là della comunicazione. Faràgula si chiude così, con una comunità raccolta intorno al rito del teatro e non è un addio, a noi gli addii non piacciono, piuttosto è un arrivederci, nella speranza che qualcosa di queste serate, di questi incontri, di queste camminate, di noi artisti, sia rimasto in ogni spettatore e spettatrice, così come loro sono rimasti in noi».
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