"Farmabusiness". Il ruolo delle donne nel clan Grande Aracri, quelle "con gli attributi maschili più di un maschio"

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Nicolino Grande Aracri
  24 novembre 2020 17:40

Non solo aderivano alle regole del sodalizio ma ne facevano parte integrante. 

Giuseppina Mauro chiamata solitamente con il nome di Maria, Elisabetta, “Isabella”,  moglie  e figlia  di Nicolino Grande Aracri   e Serafina Brugnano, “Finetta”, la moglie di Ernesto Grande Aracri avevano il pieno controllo della potente cosca di Cutro durante il periodo di detenzione dei rispettivi congiunti. 

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“Organiche alla consorteria” si legge nelle carte dell’inchiesta “Farmabusiness”  portata avanti dai carabinieri  del Comando Provinciale di Catanzaro e del Comando Provinciale di Crotone che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia che ha coinvolto 25 persone. 

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Donne, dunque, con una “posizione di vertice della cosca”, come scrivono gli inquirenti. “Donne di cosca” che avevano il compito di raccordo tra i congiunti detenuti e gli affiliati all’esterno con potere decisionale in assenza dei rispettivi mariti.  Erano loro, per gli inquirenti a "rappresentare e restituire le figure apicali dell’organizzazione, provvedendo a dare disposizioni e direttive agli associati nella pianificazione delle attività illecite, anche in ragione delle indicazioni provenienti dai congiunti detenuti”. Coinvolte a pieno titolo negli affari, recuperando somme di denaro.

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“Mogli, fidanzate e figlie di … che  hanno le cosidette….”   "Gli attributi maschili più  di un maschio ecco, più di un maschio. La Maria piglia decisioni, prende informazioni, le gira alle persone che vanno a casa e a portare imbasciate che in mancanza del marito le fa lei tutte le veci” si leggerà nelle intercettazioni. 

Già, le donne, quelle che permettono di non spezzare quel filo quando i propri uomini sono detenuti. Loro che quando i clan sono devastati da arresti e omicidi per vendetta devono coprire le posizioni di organigramma.

Era Elisabetta, figlia di Nicolino Grande Aracri, ad esempio, dopo l’arresto del padre, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ad aver avuto il compito di gestire le entrare e le uscite della cosca provvedendo poi anche alla spartizione sempre dandone conto al padre. Lei che durante una delle tante conversazioni intercettate “precisava di aver un quaderno dove segnava abitualmente ogni cosa per non commettere errori”. Lei, che riportava tutto su carte. Lei, che scriveva ogni cosa.

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