"Farmabusiness". Tallini resta in libertà: innammissibile il ricorso in Cassazione

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Mimmo Tallini
  23 aprile 2021 08:47

di EDOARDO CORASANITI

La Corte di Cassazione ha dichiarato innammissibile il ricorso della Dda di Catanzaro: Domenico Tallini resta così in libertà. 

La decisione, comunicata questa mattina ai difensori Vincenzo Ioppoli e Valerio Zimatore, segue quella dei giudici del Riesame del febbraio scorso, i quali hanno messo nero su bianco che "non può stabilirsi con certezza se Tallini fosse realmente consapevole di ottenere come contropartita del suo intervento un ampliamento del consenso elettorale attraverso un intervento di matrice mafiosa”.

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Ieri l’udienza in Cassazione. Da una parte la Procura generale che ha chiesto l’accoglimento del ricorso della Dda di Catanzaro, intenzionata a rispedire Tallini ai domiciliari e dall’altra i suoi legali,  portatori di un interesse e convincimento opposto. 

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Tallini è rimasto agli arresti domiciliari dal 19 novembre al 18 dicembre 2020 nell'operazione "Farmabusiness", l'indagine che porta all'esecuzione di 19 misure cautelari e che vede al centro l'attività della cosca di ndrangheta Grande Aracri di Cutro con riferimento alle iniziative imprenditoriali avviate attraverso il reimpiego di capitali della cosca. Nelle carte del blitz coordinato dal procuratore Nicola Gratteri, la cosca Grande Aracri di Cutro e l'affare della distribuzione dei farmaci in Calabria, Puglia ed Emilia Romagna. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.  Secondo la Dda, Tallini, grazie al suo ruolo di assessore regionale all'epoca dei fatti contestati, avrebbe agevolato la costituzione di una società dedita alla distribuzione di farmaci e riconducibile alla famiglia mafiosa Grande Aracri di Cutro. Un'operazione che avrebbe fatto riciclare denaro ai Grande Aracri e che a Tallini avrebbe portato un bacino elettorale e l'assunzione del figlio nella stessa azienda, poi fallita. 

Tallini ne finisce in mezzo con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio politico-mafioso e il prezzo da pagare è altissimo: arresti domiciliari, l'eco nazionale, la sospensione pro tempore dal Consiglio regionale. E poi l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare e il ritorno nella scena politica. 

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L'UDIENZA AL RIESAME E LE ARGOMENTAZONI DIFENSIVE: A pochi giorni dall'arresto, le difese, rappresentate dagli avvocati Vincenzo Ioppoli, Valerio Zimatore, Carlo Petitto), presentano il Riesame al Tribunale della Libertà. Viene fornita una lettura alternativa del materiale indiziario finora raccolto  L'attenzione della difesa si concentra su diversi aspetti: il materiale d'intercettazione, in cui Tallini non viene mai registrato a colloquio con soggetti notoriamente appartenenti alla criminalità organizzata. E infatti, il Riesame nelle motivazioni sottolinea che "deve considerarsi che è lo stesso gip a riconoscere che non si registrerà mai un contatto diretto tra Tallini e Mellea e oltretutto da nessuna intercettazione risulta che Scozzafava abbia informato Tallini sulla provenienza dei voti promessi dal gruppo di Mellea”.

Altra accusa, altra argomentazione difensiva. Sul voto di scambio, gli avvocati dell'ex presidente regionale hanno prodotto documentazione estratta direttamente dal sito del ministero dell'interno (Eligendo). Dalla lettura e confronto dei dati e dei numeri, i legali hanno evidenziato come in realtà i risultati di Tallini nel territorio crotonese possano essere definiti quasi deludenti (circa 750) e marginali rispetto al dato complessivo (11mila) dei voti raccolti nel 2014. 

 

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