"Il tessuto economico e produttivo regionale dell'artigianato rappresenta 32 mila imprese in Calabria, su 100.000 imprese il 20 per cento sono artigiane". Si affida ai numeri Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato, per spiegare la fase 2. Quella della ripresa.
"Sono numeri importanti- spiega - le imprese durante il lockdown sono state obbligate a chiudere e oggi la ripresa è stata dura: ai due mesi e mezzo di chiusura si aggiunge l’incertezza del mercato". "Alcuni settori, ad esempio estetisti e parrucchieri, sono partiti meglio, hanno avuto un boom di richieste ma quale sarà il futuro che li attende". La preoccupazione maggiore è vedere "i dati dopo l'estate e fare i conti con le reali conseguenze". Parla di aiuti regionali Barbalace ricordando le misure messe in campo dalla Regione Calabria: i bandi "Riapri Calabria" e "Lavora Calabria" definendole "un primo segnale che aiuta le imprese a ripartire" ma non sufficienti.
"Tanti codici Ateco sono stati esclusi - spiega - penso alle lavanderie, ai fotografi, al settore della meccanica, gommisti autoriparatori, autorizzati ad essere aperti ma che di fatto non hanno lavorato. E allora oltre il danno la beffa". Effetti su effetti, dunque. "Ci saranno 500 milioni di euro di fondi comunitari e ci auguriamo che siano destinati anche a chi non può usufruire di questi aiuti". Parla di crisi, di conseguenze su conseguenze per arrivare a parlare di "situazione drammatica".
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