di MASSIMO PINNA
Una storia incredibile o quasi. Dopo mesi di permanenza per lavoro in Veneto, un ragazzo calabrese, il 4 maggio, finalmente fa ritorno in Calabria. Fa tutto secondo le indicazioni per la fase 2 dell’emergenza Covid. Comunica agli uffici preposti data e luogo di partenza e di arrivo. Si sottopone, quindi, volontariamente al tampone, lo stesso 4 maggio. Poi, fa ritorno a casa sua, in un comune del Catanzarese. Con buona lena, si mette in quarantena come da disposizioni, attendendo l’esito del tampone. Passa qualche giorno, comincia a chiamare ai numeri indicati. E proposti al servizio. Ma nulla. Passano i giorni, e arriviamo ad oggi, 13 maggio.
Sono passati ben 10 giorni dal suo rientro in Calabria. Stamattina, ennesima trafila di telefonate tra numeri che non rispondono e risposte evasive. Nulla. Ancora nessun esito per il suo tampone. Tra qualche giorno, saranno passati i canonici 14 giorni e il nostro conterraneo non avrà saputo l’esito del suo tampone. Questo quello che teme, e che pare oggi una probabilità molto alta. Ecco da lui stessa la sua storia, un’odissea tra burocrazia e mancate risposte. Che ledono il suo diritto alla salute e all’informazione.
“Il 2 maggio la Regione Calabria (email: autocensimento COVID 19) mi comunicava la registrazione al sito della Regione – racconta - per poter rientrare dalla provincia di Belluno alla provincia di Catanzaro e che noi rientranti avremmo dovuto seguire una "QUARANTENA VOLONTARIA" di 14 giorni”. “Già lì, le mie perplessità perché - sottolinea - se la devo seguire non è volontaria e se è volontaria non preclude la possibilità di uscire di casa. Il 3 maggio nella tarda serata ricevevo una email, sempre della Regione Calabria, che invitava a noi rientranti di sottoporci al tampone e che all'esito negativo e una valutazione del dipartimento della salute, avrei potuto interrompere la quarantena”.
Ed eccoci al punto. “A parere degli operatori del 118 che hanno eseguito il tampone, ci sarebbe voluto 48-72 ore per processarlo e quindi della comunicazione dei risultato. Ancora ad oggi, 13 maggio, non ho nessun risultato, nessuna risultato o spiegazione dagli organi preposti sa dirmi qualcosa; s'è positivo o negativo, s'è stato processato o meno. Spesso suonano i telefoni senza nessuna risposta. Non ho ricevuto nessuna telefonata o email per essere aggiornato della mia strana situazione”.
"Almeno sapere - aggiunge - l'esito del tampone anche se non avrei potuto interrompere la quarantena. Oggi, 13 maggio, dopo diverse telefonate una dottoressa molto gentilmente mi rispondeva: "Ancora non lo hanno mandato", ma da dove lo devono mandare e quanto ancora ci vorrà? La email per il tampone inviatami il 3 maggio tardi, dalla Regione, a poche ore dalla partenza, tramite il censimento, sapeva la mole di lavoro che doveva affrontare, oltretutto il 4 era il primo giorno dei rientri e non avrebbe dovuto precludere un ingolfamento del sistema.... immagino i tamponi del 6-7 maggio".
Lo sfogo finale non fa una grinza: "Il problema organizzativo di fondo, forse, e la classica scusa giustificatrice più avanti, "il macchinario si è rotto", faranno il resto. Amara terra mia, sofferente d'inganno e di utopia"
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