Fase 2. I disabili calabresi attendono risposte dalla Regione. Coppedè e Alesina: "Siamo stufi di aspettare, si apra una stagione partecipativa"

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images Fase 2. I disabili calabresi attendono risposte dalla Regione. Coppedè e Alesina: "Siamo stufi di aspettare, si apra una stagione partecipativa"
Nunzia Coppedè
  08 maggio 2020 16:19

Per i disabili calabresi al tempo dell’emergenza Coronavirus, ad oggi nessuna risposta da parte della Regione. La Fish Calabria onlus con Nunzia Coppedé e il coordinamento Anffas Calabria con Marinella Alesina, adesso sono stufe di aspettare.

Due giorni fa, infatti, è stata mandata la quinta pec dal 25 marzo ad oggi, chiedendo alla Regione provvedimenti ed interventi specifici per garantire anche i disabili le necessarie misure di protezione dalla pandemia. L’ennesima richiesta ufficiale alla presidenza della Regione Calabria, al dipartimento delle Politiche sociali e al dipartimento delle politiche della salute, finalizzata a prestare un’attenzione particolare alle persone con disabilità della calabria, da tempo in attesa di risposte concrete ad alcuni bisogni essenziali relativamente al covid 19.

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“Nella prima missiva del 25 marzo abbiamo – si legge nella nota - inviato la richiesta di costituzione di una Unità Speciale secondo art.9 del DL 14/2020 da realizzarsi con la partecipazione della rappresentanza di tutte le istituzioni coinvolte: Presidenza regionale, Dipartimento della salute, Dipartimento delle politiche sociali della Regione, ASP, Protezione civile, Forum Terzo Settore, organizzazioni maggiormente rappresentative di persone con disabilità e dei loro familiari FISH Calabria, FAND Calabria e ANFFAS Calabria, riconoscendo a quest’ultima l’organizzazione a livello nazionale di una unità di crisi che ha elaborato strumenti e strategie condivisi anche con FISH e offerti alle Regioni Italiane”. 

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“La Regione Calabria non ha accolto – affermano - la proposta dell’Unità Speciale né da parte sua ha avanzato alcuna soluzione”.

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Il DPCM 26 aprile 2020 all'articolo 8 ha previsto che la ripresa dei servizi socio-sanitari e sociali in favore di persone con disabilità (in essi inclusi anche i servizi dei centri diurni), può essere posta a seguito dell'adozione di piani territoriali, adottati dalle Regioni, che devono traguardare tali aspetti, predisponendo anche di conseguenza eventuali specifici protocolli per il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute delle persone con disabilità. Il 6 maggio, con una nuova email certificata, Fish Calabria e il Coordinamento ANFFAS Calabria hanno sollecitato alla presidenza della Regione Calabria e ai Dipartimenti interessati, alle politiche sociali e alla salute già destinatari della precedente PEC, l’applicazione del citato articolo 8 del DPCM del 26 aprile.

In allegato alla richiesta sono state inviate anche le linee di indirizzo per la ripresa graduale delle attività dei servizi e centri a carattere sanitario, sociosanitario e sociale per le persone con disabilità, un documento redatto dal gruppo unità di crisi ANFFAS su COVID 19. “A differenza della volta precedente – insistono - non siamo più disponibili ad attendere invano che arrivino risposte, e ci aspettiamo di essere interpellati al più presto come soggetti di rappresentanza per discutere degli interventi urgenti che permettano di riaprire i servizi in sicurezza o di trovare delle sostituzioni alternative adeguate alle necessità dell’utenza”. Q

Questa  attesa crea grandi difficoltà alle persone con disabilità che non ricevono le prestazioni necessarie, alle famiglie che devono farsene carico completamente, ai servizi che restano fermi e inattivi.

“La competenza e la capacità progettuale non ci mancano - aggiungono - e già nelle linee guida presentate si possono trovare le migliori opportunità e soluzioni, che tuttavia siamo disponibili a discutere per venire incontro alle esigenze istituzionali e dell’utenza. Come persone con disabilità abbiamo – sottolineano - vissuto con molta inquietudine la sorte di molte persone anziane ricoverate nelle RSA regionali a cui non è stata garantita la sicurezza necessaria, e abbiamo vissuto con altrettanta inquietudine la difficoltà di non riuscire ad avere in numero sufficiente di DPI, (Dispositivi di Protezione Individuale), ovvero mascherine e guanti, necessari per la tutela della salute delle persone con disabilità non autosufficienti che hanno l’assistenza domiciliare che pure sono stati richiesti alla Protezione civile regionale. Ora chiediamo - concludono - l’avvio di una stagione partecipativa che inizi da subito nonostante i limiti che il COVID 19 ci impone ma andando verso una nuova normalità anche alla luce di alcuni ripensamenti di servizi e strutture inclusive, innovative ed anche sicure”.

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