Fausto Dardanelli, è suicidio? È giallo per il carabiniere reggino trovato morto nella sua auto

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Fausto Dardanelli

Da 5 anni la famiglia di Fausto è alla ricerca della verità, consultando esperti a proprie spese. I Ris di Messina sono stati nominati per fare ulteriori accertamenti

  17 gennaio 2022 17:15

di CLAUDIA FISCILETTI

Avrebbe compiuto 40 anni proprio a gennaio, Fausto Dardanelli, carabiniere di Reggio Calabria nato il 13 gennaio 1982 e la cui vita, purtroppo, si è interrotta il 22 luglio 2016. Una serie di domande avvolgono il caso del giovane, soprattutto per la particolare attenzione prestata dalla sua famiglia che, nonostante il dolore, sta adoperando ogni mezzo a propria disposizione per capire cosa sia successo al carabiniere trovato morto nella sua auto. Veniamo a conoscenza del tipo di ragazzo che fosse Fausto attraverso i racconti di sua madre, Maria Angela Placanica, che mai un giorno si è arresa dallo scoprire la verità. Il giovane carabiniere era altruista, allegro, da sempre circondato da amici, la mamma racconta come la loro casa fosse sempre piena di compagni durante il periodo in cui Fausto frequentava le superiori. A spiccare nella vita serena del ragazzo è il suo sogno nel cassetto: divenire un carabiniere. Con determinazione Fausto ha perseguito il suo sogno, a partire dal frequentare la Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria. Per lavoro Fausto si è spostato a Roccella, al campo profughi di Crotone, a Roma per alcuni eventi importanti, ha conseguito abilitazioni e una specializzazione in armi battereologiche e chimiche, sino ad essere trasferito, una volta divenuto effettivo tramite concorso, al Comando Stazione di Giussano, in Lombardia. Qui il giovane trascorre qualche anno in piena tranquillità anche se "il suo desiderio era sempre quello di tornare in Calabria", spiega la madre Maria Angela, in un video uscito pochi giorni fa sul canale Youtube di Elisa True Crime (CLICCA QUI). Il trasferimento arriva nel 2011, quando Fausto torna a Reggio Calabria dove torna a vivere a casa dei genitori e diviene appuntato in servizio permanente nella Caserma di Bagaladi. Il giovane carabinieri inizia una relazione con una ragazza della zona ma il rapporto non è sereno anzi, è tumultuoso, litigioso e caratterizzato da importanti problemi economici. Il padre della ragazza, infatti, chiede a Fausto un prestito di 20 mila euro che il ragazzo gli concede e, poi si accorderanno, gli verranno restituiti a scansione di 200 euro mensili. La relazione, però, si conclude dopo 3 anni circa, nel maggio/giugno 2016, dopo alti e bassi, nonostante il padre della ragazza non abbia mai completamente condiviso quella decisione. Dal rapporto sembra che Fausto ne sia uscito sofferente, com'è normale, ma non completamente distrutto perché aveva percepito che quella fosse una relazione destinata a concludersi. Nei due mesi successivi la vita di Fausto procede in maniera tranquilla, fino al giorno in cui perderà la vita;

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IL 22 LUGLIO 2016, QUANDO È CAMBIATO TUTTO - Quella mattina la sveglia è suonata presto per Fausto, che aveva il turno dalle 7 alle 15. Alle 13.15 circa, il carabiniere chiama sua madre, con cui ha sempre avuto un rapporto molto stretto, per dirle di aver scoperto che la sua ex ragazza aveva iniziato una nuova relazione con qualcun altro. Maria Angela racconta di come Fausto fosse tranquillo nel darle quella notizia, nessun particolare dramma investiva la sua voce, per cui chiudono la telefonata in serenità. Un'ora dopo, verso le 14, Maria Angela chiama nuovamente Fausto che risponde ma le dice che in quel momento sta lavorando ed è con il Comandante. "Aveva una voce normale che non ha fatto nascere in me alcuna preoccupazione", ricorda la madre che, tuttavia, alle 17 nota che il figlio non è ancora tornato. Nulla di insolito comunque, non era raro che Fausto ritardasse, però Maria Angela lo chiama svariate volte sia sul cellulare privato che sul telefono di servizio senza ricevere alcuna risposta. Alle 18, non avendo ancora notizie di Fausto, la madre chiama un suo collega che le dice di sapere del nuovo fidanzato dell'ex ragazza del figlio e di averlo incontrato per poi essersi messo d'accordo con lui per fare insieme il turno della domenica successiva. Alle 22 ancora nessuna notizia di Fausto ma Maria Angela vede arrivare a casa sua una serie di volanti dei Carabinieri. All'inizio le dicono che Fausto è stato coinvolto in un incidente poi, dopo tanta insistenza della madre, le dicono che suo figlio non c'è più, è morto. Quel pomeriggio, verso le 18, Fausto Dardanelli era stato trovato senza vita nella sua auto parcheggiata in una via di Bagaladi, da una signora che risiedeva in una delle abitazioni circostanti. Dall'auto usciva una musica altissima, ciò che aveva attirato la signora ed unica testimone del caso che sapeva che Fausto fosse un carabiniere perché l'aveva già visto molte volte in quella zona. Il giovane riportava due colpi di proiettile alla testa sparati dalla sua pistola d'ordinanza e aveva una bruciatura sul collo, all'altezza della gola. Un colpo lo aveva colpito ferendolo ma senza perforare la scatola cranica, il secondo colpo era stato quello fatale. La mano e il braccio sinistro macchiati di sangue e la pistola è stata ritrovata appoggiata alla mano di Fausto. L'auto era sistemata nel modo in cui solitamente Fausto la sistemava prima di guidare per tornare a casa: il parasole ripiegato, il cappello della divisa conservato e la bandoliera riposta sul sedile del passeggero. E poi c'era la musica ad altissimo volume.

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L'ARCHIVIAZIONE COME SUICIDIO E LA MODALITA' DELLE INDAGINI - Una delle primissime domande fatte alla famiglia di Fausto dai Carabinieri era se il giovane fosse mancino. Maria Angela ha sempre risposto che no, Fausto è destrorso. Una domanda probabilmente dovuta al suo braccio sinistro completamente macchiato di sangue. Dopo la nefasta notizia Maria Angela chiede di riavere il corpo del figlio, ma le viene detto che ancora non è il momento perché si stanno effettuando le indagini e, quindi, verrà effettuata anche l'autopsia sul corpo. Nell'immediato, però, non vengono effettuate alcune accortezze del caso; non viene circoscritta la scena del crimine, non vengono rilevate impronte nell'auto e non viene fatto lo stub (una tecnica per raccogliere tracce di esplosivo sulle mani). Nella zona non c'erano telecamere. L'autopsia, poi, si decide di non farla e verrà fatta solo nel 2019, su richiesta della madre di Fausto sostenuta da un giudice, tuttavia dopo tanto tempo trascorso non è stato rilevato nulla dall'esame autoptico. "La divisa che noi abbiamo chiesto tramite i nostri consulenti, per poterla fare analizzare, è andata distrutta", ha aggiunto la madre di Fausto nel corso del video. Dopo il funerale, Maria Angela si rivolge alla Procura per capire come si stanno procedendo le indagini, ma scopre che dopo tre giorni dalla funzione la Procura aveva chiesto l'archiviazione del caso classificandolo come suicidio. La madre, con grande coraggio, allora legge i reperti e guarda le fotografie percependo che qualcosa non le torna. Perché Fausto è stato ritrovato con l'iPhone nella tasca dei pantaloni della divisa se non lo metteva mai lì perché la tasca era poco profonda? E perché era stato ritrovato con la cintura di sicurezza allacciata se non l'aveva mai usata prima e, soprattutto, se aveva intenzione di suicidarsi? Tutte domande che portano Maria Angela ad un'unica conclusione: quello non è stato un suicidio. A quel punto la amdre porta le foto ad un medico legale, anche lui le domanda se Fausto fosse mancino, e dopo averle analizzate giunge alla stessa conclusione di Maria Angela: non si tratta di suicidio. "Qui è iniziato il nostro calvario per mettere avvocati e persone competenti e per avere relazioni da persone che conoscono la materia. Tutti finora sono stati d'accordo nel dire che Fausto è stato ucciso", racconta sua madre che ha speso ogni euro a sua disposizione per giungere a capo del caso, nonostante le due archiviazioni poi respinte dal giudice. Le indagini sono ancora aperte e sono stati nominati i Ris di Messina per fare ulteriori accertamenti.

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LE IPOTESI DELLA PROCURA E DELLA FAMIGLIA DI FAUSTO - La Procura considera quello di Fausto un suicidio per amore. La tesi è che il carabiniere stesse soffrendo troppo per quella relazione conclusa oppure, altra tesi, si sostiene che la causa scatenante fosse la scoperta della nuova relazione della sua ex ragazza. La madre Maria Angela, però, la pensa diversamente: "A qualcuno Fausto ha dato fastidio e c'è qualcosa che ha spinto qualcuno a farlo fuori". La famiglia è fermamente convinta che si tratti di omicidio e sta spendendo energie e denaro per portare la verità alla luce, dichiara la madre di Fausto: "Io non posso condannare nessuno, però una cosa è certa: a me è stato tolto un figlio. Mi hanno rovinato la vita. Non intendo continuare così perché anche gli altri figli hanno perso una mamma, io sono sempre con questo tormento nel cuore. Ho dato un figlio allo Stato e anche l'Arma avrebbe dovuto fare la sua parte".

LA RACCOLTA FONDI - Come già detto, la famiglia di Fausto ha speso soldi ed energie per scoprire cosa sia realmente successo quel 22 luglio 2016. Maria Angela ha sacrificato tutto quello che possiede per ottenere risposte e ha messo in vendita la sua unica casa. È stata aperta una raccolta fondi (CLICCA QUI) per fare una donazione, anche piccola, per aiutare la famiglia di Fausto.

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