Il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha confermato il provvedimento di sequestro adottato nei confronti dell'ex assessore comunale di Catanzaro, Giampaolo Mungo, finito in un'indagine con l'accusa di traffico di influenze illecite. Con questa accusa la Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Mungo (difeso dagli avvocati Giuseppe Pitaro e Vittorio Ranieri), Antonio Lagonia e Salvatore Veraldi (difeso dall’avvocato Antonello Talerico). L'udienza preliminare inizierà il 15 gennaio.
Il Gip ad aprile sequestra 15 mila euro a Mungo, il quale, secondo il pm, avrebbe sfruttato e vantato relazioni tra Comune di Catanzaro e nell’azienda municipalizzata “Catanzaro Servizi” per farsi promettere ed effettivamente dare diverse utilità da Antonio Lagonia, responsabile dell’associazione sportiva “Catanzaro Nuoto”. In cambio, ci sarebbe stata l’assunzione (ritenuta fittizia) di Salvatore Veraldi, all’epoca dei fatti fidanzato con la figlia dell’ex assessore. Secondo la Procura, inoltre, Mungo avrebbe chiesto anche l’assunzione proprio della figlia.
Tesi condivisa dal Tdl, che sposa la tesi sul piano del fumus commissi delicti , tanto da bollare come "causalmente illecita" la somma di 7500 euro (prima tranche) versati a Veraldi.
Stessa conclusione per la seconda tranche, " corrisposta in contanti dietro emissione di ricevuta sottoscritta Veraldi. Sebbene quest'ultimo abbia disconosciuto -come era suo interesse - la propria firma dalle ricevute esibitegli, non vi è motivo per non ritenere che anche tale soluzione contabile si risolva in un escamotage atto a simulare la dazione cli denaro legato alla protezione ricevuta da Mungo".
"Valgono invero le considerazioni già effettuate in merito al mancato svolgimento della prestazione lavorativa e all'esorbitanza del compenso mensile (a quel punto lievitato da 750,00 a 925,00 € mensili), che inducono a ritenere diversa - da quella risultante dalla ricevuta - la causale del pagamento. Sebbene, in questo caso, il versamento sia avvenuto in contanti (circostanza che lo rendo quindi non tracciabile), non v'è ragione di dubitare della sua effettiva corresponsione, non avendo, da un lato, alcun senso emettere una ricevuta a vuoto falsificando la firma di Veraldi e, dall'altro, non essendovi ragioni per ritenere - a fronte delle emergenze indiziarie già commentate -che al primo versamento non sia seguito anche l'altro (atteso il perdurante coinvolgimento del falso lavoratore Veraldi)", scrive il Tdl.
Conclusioni che sembrano compatibili con una parte della versione di Mungo, laddove "a più riprese rimarcava le costanti e assillanti pressioni di Lagonia per la vicenda della piscina, che verosimilmente lo hanno indotto a cavalcare l'interesse cli quest'ultimo per finalità lucrative". (ed.cor).
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