Fede&Culti. Nel Venerdì Santo, pregando con S. Francesco-Santo Patrono della Calabria

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images Fede&Culti. Nel Venerdì Santo, pregando con S. Francesco-Santo Patrono della Calabria

  02 aprile 2021 14:18

di GIANPIERO TAVERNITI

Alba simbolo di rinascita ,nel venerdi Santo, aspettando la resurrezione del nostro Signore, morto in croce per i peccati di tutti gli uomini, già la resurrezione ,indicazione nella rinascita di questa terra, nella rinascita morale,sociale ed economica che ognuno di noi dovrà cercare .Un alba  che sarà la strada maestra da percorrere per il nostro futuro sociale che tutti insieme dovremo seguire .Un segno di unione con un alba Jonica e una preghiera dal Santuario di S.Francesco di Paolo,collocato sull'altrettanto meravigliosa costa tirrenica superiore. 

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Festeggiamo il ns Santo Patrono, con una profonda preghiera dal prezioso Santuario, che sorge nella parte alta e collinare della cittadina.

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Città natale di San Francesco, in una valle costeggiata da un torrente e ricca di vegetazione. È meta di pellegrinaggio da tutto il sud Italia, specialmente dalla Calabria, di cui San Francesco è Santo Patrono, custodisce parte delle spoglie del Santo (le restanti si trovano a Tours in Francia). Nel 2000, in occasione del Giubileo, è stata aperta al culto una nuova aula liturgica progettata da Sandro Benedetti. Davanti al Santuario vi è un ampio piazzale, al limite del quale si erge la facciata principale del tempio. A destra dell’ingresso principale, vi è un arco tramite il quale si accede alla parte laterale del santuario, in cui si trovano l’ampia basilica moderna (inaugurata nel 2000) e la fonte della cucchiarella alla quale tanti fedeli si recano a bere. Accanto a questa è esposta una bomba inesplosa, caduta nel torrente accanto al Santuario durante un bombardamento anglo-americano nel mese di agosto del 1943 che non danneggiò il Santuario. Continuando si accede al Ponte del Diavolo e ad un sentiero al termine del quale si trova un luogo che fu rifugio del Santo nei suoi anni giovanili. Entrando nel Santuario per l’ingresso principale, ci si sente raccolti nella spiritualità del luogo, si accede a due ambienti semi-aperti iniziali, nel primo sono conservate diverse lapidi, datate fra il XVI ed il XX secolo, che ricordano varie ricorrenze ed eventi riguardanti il Santuario, mentre il secondo è il vero pronao della basilica antica: a destra si trova il portale di accesso alla basilica, a sinistra vi è un affaccio sul torrente e sull’adiacente convento ed avanti vi è l’ingresso al chiostro ed al romitorio del Santo , la cella del beato Nicola. 

Un cenno di storia del Santo è doverosa che Francesco fece scaturire colpendo con il bastone una roccia presso il convento di Paola facendo sgorgare quasi a miracolo dell’acqua della “Cucchiarella” e che ancora è meta di pellegrinaggi; le pietre del miracolo che restarono in bilico mentre minacciavano di cadere sul convento (“Fermatevi, per carità”). A Napoli davanti al Re che vuole tentarlo con un vassoio pieno di monete d’oro offerte per la costruzione di un convento, San Francesco rifiuta, prende una moneta, la spezza e ne fa uscire sangue. Il sangue che usciva dalle monete era quello dei sudditi, del popolo che subisce i potenti. Di fronte ad una ingente offerta di denaro e ad una proposta di prosperità e di ricchezza definitive, chiunque sarebbe capace di lasciarsi sedurre; così non fu per il Santo Paolano. Egli era molto affezionato ad un agnellino che aveva chiamato Martinello. Un giorno, gli operai, mentre lavoravano ebbero fame e decisero di mangiare il povero agnellino, dopo averlo cotto e consumato, gettarono le ossa e i resti nella fornace. San Francesco cominciò subito a cercarlo e chiese agli operai che lavoravano al convento di Paola se avessero visto il suo Martinello; essi negarono, ma quando cominciò a chiamarlo l’agnellino uscì dalle fiamme completamente sano e in vita. Appena l’agnellino uscì dalla fornace fu grandissimo lo stupore e l’imbarazzo degli operai nei confronti di San Francesco. Del 1º Aprile 1464 è il miracolo fatto dal Santo a Galatro, in quell’anno di carestia Cola Banaro ed altri otto operai, tutti di Arena (Italia), si dirigevano verso la piana di Terranova per trovare lavoro. Attraversato il passo di Borrello e giunti in territorio di Galatro, essi si imbatterono in San Francesco diretto in Sicilia, lo stesso chiese loro un po’ di pane ma essi, già a loro volta affamati, risposero che non ne avevano neppure un pezzetto, quindi il Santo disse: “Datemi le vostre bisacce, perché dentro c’è del pane”. Cola diede le bisacce al Santo che le aprì e vi trovò pane bianchissimo, ancora caldo e fumante, subito tutti mangiarono di quel pane e quanto più ne mangiavano tanto più esso aumentava e per tre giorni gli operai e San Francesco si alimentarono con tranquillità.

Esiste ancora oggi nella località del miracolo un casolare sulla cui parete esterna è affrescata un’immagine del Santo che risale al ‘600, ma il “miracolo” più famoso è certamente quello noto come l’attraversamento dello Stretto di Messina sul suo mantello steso, dopo che il barcaiolo Pietro Coloso si era rifiutato di traghettare gratuitamente lui ed alcuni seguaci, che ha contribuito a determinarne la “nomina” a patrono della gente di mare d’Italia. Altro “carisma” attribuito al santo eremita fu la profezia, come quando previde che la città di Otranto sarebbe caduta in mano ai turchi nel 1480 e riconquistata dal re di Napoli. L’esperienza francese ,la notizia delle sue doti di santità e taumaturgia raggiunse anche la Francia, tramite i mercanti napoletani, arrivando al re Luigi XI il quale, ammalatosi gravemente, lo mandò a chiamare chiedendogli di visitarlo. Francesco era molto restio all’idea di lasciare la sua gente bisognosa tanto da indurre il sovrano francese ad inviare un’ambasceria presso il Papa affinché ordinasse a Francesco di recarsi presso di lui Il Papa e il re di Napoli colsero l’occasione per rinsaldare i fragili rapporti con l’allora potentissima Francia, intravedendo, in prospettiva, la possibilità di raggiungere un accordo per abolire la Prammatica Sanzione di Bourges del 1438. Ci vollero alcuni mesi però per convincere Francesco a lasciare la sua terra per attraversare le Alpi e ad abbandonare il suo stile di vita austero, per passare a vivere in un palazzo reale. Il 2 febbraio 1483, partendo da Paterno Calabro, Francesco insieme al Beato Bernardino Otranto di Cropalati, lasciò la Calabria alla volta della Francia, risalendo per il Vallo di Diano si fermò prima a Polla, poi nell’abbazia di Santa Maria La Nova di Campagna e a Salerno. Passò per Napoli dove fu accolto da una grande folla acclamante e dallo stesso re Ferdinando I, mentre a Roma incontrò diverse volte Papa Sisto IV che gli affidò diversi incarichi. Si imbarcò quindi a Civitavecchia per la Francia, al suo arrivo presso la corte, nel Castello di Plessis - lez-Tours, Luigi XI gli si inginocchiò. Egli non lo guarì dal male ma l’azione di Francesco portò ad un miglioramento dei rapporti tra la Francia e il Papa. Francesco visse in Francia circa venticinque anni e seppe farsi apprezzare dal popolo semplice come dai dotti della Sorbona. Molti religiosi francescani, benedettini ed eremiti, affascinati dal suo stile di vita, si aggregarono a lui anche in Francia, contribuendo all’universalizzazione del suo ordine. Questo comportò gradualmente il passaggio da un puro eremitismo ad un vero e proprio cenobitismo, con la fondazione di un secondo ordine (per le suore) ed un terzo (per i laici).

Le rispettive regole furono approvate da Papa Giulio II il 28 luglio 1506. Il re Carlo VIII, successore di Luigi XI, stimò molto Francesco e contribuì alla fondazione di due monasteri dell’Ordine dei Minimi, uno a Plessis- les -Tours ed uno sul monte Pincio a Roma. Nel 1498, alla morte di Carlo VIII, ascese al trono Luigi XII che, benché Francesco chiedesse di tornare in Italia, non lo concesse. Nel visitare questo luogo, ci si arricchisce di una pace interiore e che aumenta la forza per affrontare la vita con le sue difficoltà, tutto sotto una fortissima fede….lo consigliamo , vivere una giornata raccolti in preghiera purifica e aiuta tantissimo e da calabrese viverla nel Santuario del Santo Patrono di questa terra , ci onora e ci inorgoglisce profondamente.

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