"La fase 2 dell'emergenza punta a un'assistenza sul territorio ma sono 10 le regioni inadempienti da questo punto di vista", "praticamente mezza Italia".
Questa la denuncia che arriva dalla presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), Barbara Mangiacavalli, che afferma: "per gestire la fase 2 è indispensabile l'infermiere di Famiglia, una figura prevista nel Patto per la salute ma che, nel nostro Paese, è a regime solo due regioni, Toscana e Friuli Venezia Giulia. In altre regioni si sta cercando di avviarla".
"Dieci Regioni - spiega all'ANSA Tonino Aceti, portavoce Fnopi - sono inadempienti rispetto all'assistenza sanitaria territoriale (assistenza domiciliare, ambulatoriale, lungodegenza, riabilitazione, Rsa), come emerge dagli ultimi dati (relativi al 2016) del Nuovo Sistema di Garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza: Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria, Valle d'Aosta, provincia autonoma di Bolzano, Molise, Campania e Sardegna". La soluzione è l'infermiere di famiglia, figura che previene e gestisce complicanze".
"Porta l'assistenza dentro le case, un ruolo fondamentale per gestire a livello territoriale il rischio di una riesplosione della pandemia". "Se tale figura fosse già stata istituita - conclude Mangiacavalli - avremmo avuto una rete adeguata per gran parte delle funzioni assegnate alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) che svolgono attività domiciliari per i pazienti COVID-19".
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