Il giudice del tribunale di Catanzaro ha rigettato l'opposizione della parte offesa, disponendo l'archiviazione del procedimento e restituendo gli atti al pubblico ministero: il reato è prescritto
11 giugno 2022 17:54di TERESA ALOI
Aveva chiesto giustizia "non per vendetta", ma per riprendersi la sua vita. Quella vita che lei, Federica, 48 anni, crotonese, aveva ricorso sin da adolescente pensando di esserci riuscita grazie all'amore delle persone che le sono accanto da sempre.
I suoi primi 35 anni vissuti da uomo. Con sofferenza, dolore, “rinchiusa” in un’infanzia tormentata, piena di incomprensione. Poi, quell' intervento di riassegnazione chirurgica del sesso effettuato al Policlinico di Germaneto.
Era il 14 novembre del 2018. Da allora Federica combatte una battaglia legale per via di malessere e dolori che ancora oggi la tormentano. Nella denuncia querela aveva spiegato che dopo l'operazione si era sottoposta ad una visita medica scoprendo che l'intervento non era andato bene e che avrebbe dovuto convivere con i dolori che l 'accompagnavano, diversamente da quanto sostenuto dai medici che l'avevano operata.
Oggi il giudice del tribunale di Catanzaro ha rigettato l'opposizione all'archiviazione, mandando il fascicolo in soffitta e restituendo gli atti al pubblico ministero: il reato è prescritto, così come aveva sottolineato il pm .
I FATTI. Il 21 marzo del 2019 Federica, aveva saputo che la struttura presso la quale era stato eseguito l'intervento non era abilitata ad eseguire interventi di riassegnazione del sesso, essendo specializzata per la cura delle malattie oncologiche. Per questo aveva avviato un procedimento civile per vedersi riconosciuto il diritto al risarcimento del danno patito sporgendo una prima denuncia - querela il 3 aprile 2019 - conclusosi con un primo provvedimento di archiviazione. Per il pm era ampiamente decorso il termine per sporgere querela.
Ma lei era andata avanti e aveva presentato opposizione alla richiesta di archiviazione, evidenziando come, nel corso di una trasmissione televisiva, era stato affermato che la "Fondazione Campanella " non era abilitata, all'epoca de fatti, allo svolgimento di interventi di riassegnazione del sesso e che la Fondazione era nata al solo scopo di compiere ricerca sui tumori.
Un'affermazione che, tuttavia, non è stata in grado di superare sia la tardività della querela, che l'intervenuta prescrizione Il termine per la proposizione della querela è infatti di 3 mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce reato e, nel caso di Federica, è stata sporta il 15 marzo 2021, dopo due anni da quando aveva appreso dell'erroneo svolgimento dell'intervento.
"La circostanza per cui, nel corso di una trasmissione televisiva, sia stato affermato che, effettivamente la Fondazione Campanella, non era abilitata allo svolgimento di interventi di riassegnazione del sesso, non consente di far decorrere nuovamente il termine per la proposizione della querela. A tanto deve aggiungersi che il reato di lesioni colpose è, comunque, prescritto, essendo l'intervento stato effettuato nell'anno 2018".
Prescrizione: un termine che per Federica significa ancora sofferenze. Significa ancora dolore.
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