Femminicidio nel Friulano. Forciniti come Giana: "Mi ha aggredito ed è comparso un coltello"

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Aurelia Laurenti e Giuseppe Forciniti
  26 novembre 2020 15:04

C'è una sorta di filo rosso, rosso sangue, che lega la Calabria al Friuli. A poche ore di distanza dal femminicidio di Loredana Scalone, gettata dalla terrazza della scogliera di Pietragrande, a Roveredo in Piano (Pordenone) Giuseppe Forciniti, originario di Cosenza ha accoltellato la compagna. 

E anche lui come Sergio Giana agli inquirenti ha confessato di essere stato aggredito. 

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"Sono stato aggredito fisicamente dalla mia compagna mentre ci trovavamo in camera da letto. E' anche comparso un coltello, con cui ha cercato di colpirmi. Ne è nata una colluttazione, durante la quale ho afferrato l'arma e l'ho colpita una sola volta, al collo. Lei è caduta a terra e io sono uscito dalla stanza in stato di choc".

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E' la ricostruzione di quanto sarebbe accaduto la notte scorsa nell'abitazione di Roveredo in Piano (Pordenone) fatta da Giuseppe Forciniti, che ha ucciso la compagna Aurelia Laurenti. L'uomo ha fornito la sua personale versione dei fatti nel corso dell'interrogatorio di fronte al sostituto procuratore di Pordenone Federico Facchin. Il faccia a faccia con gli investigatori è stato caratterizzato da numerose pause in cui l'uomo ha detto di essere sconvolto e ha pianto a più riprese. Secondo quanto avrebbe detto a inquirenti e investigatori, i rapporti con la compagna erano diventati burrascosi e c'erano liti. I genitori dell'omicida, che si sono messi in viaggio dalla Calabria per raggiungere il Friuli, hanno nominato come avvocato difensore di fiducia Ernesto De Toni, del foro di Padova.

Gli inquirenti che indagano sul femminicidio di Pordenone non hanno nascosto profondi dubbi sulla ricostruzione data da Giuseppe Forciniti, anche perché l'ammissione di aver colpito una sola volta al collo la moglie non collide con le prime risultanze del medico legale, che ha accertato almeno 8 fendenti, quasi tutti profondi, alla testa e al volto della vittima. Nelle prossime ore sarà disposta una perizia anche sull'omicida, che quando si è presentato in Questura a Pordenone - denunciando un primo momento di essere rimasto vittima di una rapina in casa - aveva ancora le mani insanguinate e presentava delle ferite da taglio alle mani. Gli inquirenti hanno poi acquisito le dichiarazioni dell'uomo, infermiere professionale, laureato in Scienze infermieristiche all'Università di Reggio Calabria, che ha lavorato dapprima in una casa di riposo di Pordenone e quindi nell'ospedale cittadino . "Sto vivendo mesi molto duri, lavorando sotto stress nei reparti ospedalieri dedicati ai pazienti Covid -ha detto Giuseppe Forciniti agli investigatori- "La situazione nelle ultime settimane è degenerata ero esasperato. Ieri sera in camera c'è stata l'ennesima lite e tutto è trasceso".

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