L'azione dello Stato non si ferma agli arresti, alla cattura di pericolosi latitanti, ma continua a colpire le cosche al cuore dei loro interessi, sottraendogli gli enormi patrimoni accumulati con le attivita' criminali sulle spalle dei cittadini onesti e delle attivita' economiche sane - aggiunge Ferro - per questo con il ministro Piantedosi stiamo rafforzando l'Agenzia nazionale dei beni confiscati e migliorando il quadro normativo e organizzativo per superare alcune inefficienze su cui si e' costruita una ingiusta narrazione negativa che tende a delegittimare le misure di prevenzione facendo il gioco delle organizzazioni mafiose".
"Non puo' passare l'immagine di uno Stato che con gli interventi
di prevenzione e repressione lascia sui territori miseria e disoccupazione, mentre prima la criminalita', in qualche modo, creava ricchezza e dava lavoro", avverte.
"I dati smentiscono questa ricostruzione: delle 3mila aziende gestite dall'Agenzia solo il 5 per cento risulta attiva sul mercato, mentre oltre il 67 per cento sono scatole vuote che non hanno mai effettuato alcuna attivita' economica o commerciale o non hanno mai avuto dipendenti, ma erano semplici cartiere che servivano soltanto a svolgere il ruolo di falsa fatturazione o di riciclaggio - spiega il sotto segretario - per queste realta' pensiamo di accelerare le procedure di cancellazione dal registro delle imprese, anche per non mantenere in vita aziende inattive con alti costi di gestione. C'e' pero' una quota di aziende, quasi un terzo, che e' costituita dalle aziende che potrebbero avere una prospettiva economica qualora fossero nella condizione di superare il cosiddetto shock di legalita', e l'obiettivo e' quello di riportare queste realta' ad essere competitive nel mercato legale, affiancandole con veri e propri strumenti di management e affidandone la gestione non a semplici consulenti tecnici, ma a figure professionali con competenze manageriali, capaci non solo di mantenere ma anche di potenziare la produttivita' e il giro di affari e di commesse. Bisogna fare in modo che queste aziende vengano sostenute dal territorio e anche tenute in conto dalla pubblica amministrazione, e vanno aiutate a fare filiera".
Ferro rimarca che "si sta lavorando anche per una piu' completa conoscenza dei beni sequestrati e confiscati; una riduzione dei tempi di conclusione delle procedure di destinazione; l'interazione tra le banche dati dei soggetti istituzionali coinvolti; il supporto ai comuni, soprattutto quelli piu' piccoli e in cui c'e' una maggiore concentrazione di beni, per
una razionale ed efficace valorizzazione attraverso l'indicazione delle risorse nazionali e comunitarie disponibili e l'affiancamento nella progettazione".
"Serve un gioco di squadra tra la magistratura, i ministeri dell'Interno e della Giustizia, l'Agenzia del Demanio, possono essere coinvolti nei progetti di utilizzo dei terreni confiscati i ministeri dell'Agricoltura e dell'Ambiente, ed e' decisivo anche il ruolo delle Regioni, che possono mettere a disposizione risorse importanti sia per la ristrutturazione che per la gestione dei beni e che possono supportare i comuni nella
predisposizione e nell'avvio dei progetti", conclude.
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